sulla sabbia lei posava.
Quando il sole a poco a poco
lì sul mare si levava
la fanciulla in un bel gioco
un sorriso gli lanciava.
Finché un giorno, di mattino,
ecco cosa capitò.
“Che sorriso sul visino!”
una voce pronunciò.
La ragazza si voltò
ma nessuno le era attorno,
sole il sole si era alzato,
iniziava un nuovo giorno.
Con lo sguardo sconcertato
tutto in giro si guardò;
se qualcuno avea parlato
di capire si sforzò.
“Chi c’è lì che si nasconde?”
la ragazza domandò.
Ma nessuno le risponde:
lei allora si arrabbiò.
Una cosa mai successa:
il sorriso si è spezzato!
Ma la voce ha già ripreso:
“Sono io, che ti ho parlato!”
Guardò in alto e allora vide
chi era quello che parlava.
Era il sole che, dal cielo,
ora a lei si avvicinava!
“Ma che dici?” chiese ancora,
un pochino spaventata.
Ed il sole: “Piccolina,
sono io che ti ho chiamata.”
Arrabbiata lei rispose:
“Me lo dici solo adesso?”
Ed il sole, più pacato:
“Prima o dopo, fa lo stesso
Ma tu prima sorridevi,
non volevo disturbarti,
eri bella; ma smettesti,
e ho pensato di chiamarti
Lei allora un po’ sorrise:
“Stai cercando di adularmi.
Sono stufa di parole;
forza, scendi qui a scaldarmi.”
“Ti ho scaldato già un bel po’.
Il sorriso ti è tornato.”
disse il sole, e si levò,
e in un attimo era andato
“Dove vai, non te ne andare! -