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La Spia
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La Spia


Beh, ad ogni modo mi mandarono in Europa come diplomatico, addetto culturale con una missione, per imparare dai nostri alleati, come erano considerati gli europei in quel momento, in cambio avrebbero ricevuto dal nostro governo supporto tattico, in modo da poter ricostruire le loro città e villaggi.

All’inizio tutto andò per il meglio a parte l’incidente in Spagna, dal quale a non dare niente per scontato e a coprirmi le spalle molto bene. Qualcuno aveva cercato di allontanarmi da lì, e non me ne ero nemmeno accorto. Alcune false istruzioni che non avevo mai visto mi avevano fatto mettere dietro le sbarre in attesa di un processo militare.

Per fortuna in quei tempi difficili non tutti pensavano che fossi un traditore, e con un aiuto dall’interno sono riusciti a tirarmi fuori e a farmi uscire dal paese, con la promessa di non tornare mai più pena la condanna a morte.

“Un esilio è meglio della morte”, pensavo, ma ero stato lasciato al confine francese senza sapere cosa fare.

Non era molto più sicuro del paese da cui ero venuto, perché dovetti cercare una sorta di ambasciata o una base militare, da cui poter comunicare con il mio comando, per dare segni di vita e richiedere istruzioni.

Come potei, e dopo aver passato un sacco di difficoltà, sono finalmente arrivato in Inghilterra e lì mi sentii a casa.

Giunto al confine potei mostrare i miei documenti e mi trattarono molto bene, all’inizio mi mandarono in una vicina base militare, per confermare la mia storia, ma quando furono sicuri che fossi chi dicevo di essere, tutto fu più facile.


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