Malgrado una certa perplessità che ancor subiva, Osvaldo restò coinvolto e rispose a tono: âRicordo una trasmissione televisiva dove si parlava di teoria supersimmetrica delle stringhe. Vi si diceva che certi astrofisici congetturano che tutto ciò châesiste sia espressione diretta dâuna, non meglio definita, energia vibratoria, cioè suppongono vibrazioni di super sottili e super simmetriche stringhe o fili che, benché dotati di dimensione, sarebbero talmente fini e brevi che non si riuscirebbe a vederli nemmeno con strumenti miliardi di volte più potenti dei migliori. Avevo pensato a qualcosa come gli universi paralleli della fantascienza.â
âSi può chiamarli così, volendo. Forse avevano anche detto che la teoria delle stringhe o fili richiede, per poter essere dimostrata, la congettura di almeno sei dimensioni oltre a quella del tempo e alle tre spaziali e, secondo alcuni vostri ricercatori, pure dâuna settima dimensione...â
ââ¦sì, mi ricordoâ¦â
ââ¦ma si tratta dâun numero enormemente più elevato. Comunque nessuno dei vostri studiosi, al momento, ha fornito prova delle multidimensioni, benché esse siano reali, come sto di fatto dimostrandoti con la mia inframmettenza interdimensionale.â
Osvaldo aveva finalmente la sensazione di non esser vittima dâallucinazioni ma di muoversi nella realtà , forsâanche perché lâipotesi dâessere guarito era troppo affascinante per negare senzâaltro fiducia a quella voce misteriosa. Indirizzò verso il telefonino: âMi hai detto che voi vorreste il mio aiuto. Ne sarei disposto, ma in che modo?â
âNel patrocinare una causa per noi pressoâ¦â
ââ¦stavo per cancellarmi dallâalbo e ritirarmi in una casa di curaâ, lo interruppe.
âLo sappiamo, prima di contattarti ci siamo ben informati su di te; però potresti rinunciarci, no? Dopotutto adesso sei sanissimo.â
âEcco⦠mah, supponiamo di sì; e di quale causa si tratterebbe? Sarebbe in sede civile o penale? Io sono civilista.â
âSappiamo anche questo. Il procedimento, come stavo per dirti, sarebbe presso la Corte Internazionale di Giustizia dellâAia.â
âAh! effettivamente vi svolsi già diverse cause di diritto internazionale pubblico; ma, scusa, voi a che titolo sareste soggetti di diritto internazionale?â
âSiamo uno Stato, lo Stato Unico di Krallumpntalvinstrinil, che si stende sullâintero nostro pianeta. Il processo sarebbe in sede civile, non penale; benché il vostro mondo ci consideri, del tutto ingiustamente, efferati criminali, non lo siamo e nemmeno abbiamo mai avuto denunce penali: è la voce popolare a colpevolizzarci da millenni, a causa di racconti prima orali e poi scritti e, più recentemente, di film, che hanno tutti alimentato la maligna voce che noi si faccia violenza a voi esseri umani, addirittura che amiamo mangiarvi, con predilezione per la carne tenera dei vostri bambini e ragazzini.â
Sul volto dâOsvaldo apparve unâespressione di gran sconcerto.
âInvece, proprio allâincontrario, la nostra specie è mite e la difesa dei deboli è per noi uno dei sommi precetti. Da sempre pratichiamo la carità verso ogni prossimo, come vuole il Creatore dellâesistente. Noi non abbiamo mai commesso quello che certi vostri testi sacri chiamano il peccato originale.â
âSareste angeli?â
âNo, io non sono un messaggero divino se non, forse, nel senso assai umile che, come i miei simili, testimonio con la mia vita la verità e la giustizia: vedrai, Osvaldo, che saprò dimostrarti con certezza che siamo creature benigne; ma intanto, rientra per favore nel tuo studio, e magari prénditi dietro il telefonino interdimensionale. Sulla tua scrivania è stato teletrasportato un computer portatile: è enormemente più potente e sofisticato dei vostri migliori notebook anche se di simile apparenza, sâapre come un computer terrestre e il collegamento è wireless, però interdimensionale. Quando lâaprirai, vi troverai ogni dato che ci riguarda, informazioni che ti serviranno per difendere la nostra causa: te ne illustrerò di preciso il funzionamento fra breve. Siamo certi che riuscirai a farci riconoscere dal tuo mondo come le persone giuste e miti che siamo, cancellando così le infamanti accuse che la tua specie ci lancia.â In tono enfatico la voce armoniosa soggiunse: âOsvaldo, difendendoci farai valere la verità ! Proprio come il Creatore pretende da tutte le creature dotate di ragione.â Tornò allâintonazione pacata: âQualora ti fosse utile, potremmo teletrasportarti anche i testi stampati dei file, ma sarebbero migliaia di volumi e non so seâ¦â
ââ¦ma no, troppo ingombro! I file andranno benissimoâ, rispose Osvaldo accogliendo implicitamente la proposta. Rientrò nel salone col telefonino rosso in mano e soggiunse: âBeh, non lâavevo ancor detto: accetto di rappresentarvi.â
âBene. Allora consideriamolo come contratto concluso; e adesso io, quale rappresentante legale della mia specie, posso finalmente mostrarmi e pure spiegarti bene di che si tratti; tâavverto però che ti potresti spaventare, ché per voi terrestri il nostro aspetto è mostruoso, come dâaltronde lo è il vostro per noi, in verità , e⦠non sai quantoâ: dal cellulare sortì una sorta di risatina divertita.
Le labbra dâOsvaldo si tesero in unâespressione parimenti allegra. Disse curioso: âForse siete di colore verdino? O grigio? Forse avete grandi occhi neri eâ¦â
ââ¦capisco a chi ti riferisci: no, quegli altri figli del Creatore vivono su stringhe diverse dalla tua e dalla mia; e ai vostri occhi, non sono così mostruosi quanto noi. Adesso mi teletrasporto e mi vedrai; ma, mi raccomando, non spaventarti, lâapparenza inganna, come voi dite, il bene può apparire male come, al contrario, satana si traveste a volte da angelo di luce, come scriveva il vostro Paolo di Tarso nella sua neotestamentaria Seconda Lettera ai Corinzi: 'Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere'â Senza soluzione di continuità , a un quattro metri da Osvaldo lâautore della voce cominciò a comparire, diafano, poi semitrasparente e, alla fine, solida forma umanoide: i suoi occhi erano dotati di notevole bellezza, grandi e luminosi, ma lâallibito Osvaldo, cacciando un grido, notò solo il resto della sua figura, simile a quelle descritte da fiabe e racconti fantasy per rappresentare⦠gli orchi! Lâalieno, alto più di due metri, aveva pelle paonazza butterata dâapparenza rettiliare, naso prognato, enorme bocca senza labbra, dieci brevi corna verdognole su tutta la fronte, testa calva, collo largo, organi dell'udito ampi attaccati in alto ai lati del cranio, simili in forma alle orecchie dellâelefante indiano, mani grandi, a cinque dita come le nostre, e piedi altrettanto grandi calzati in stivaletti in tinta amaranto; lâessere indossava un perizoma turchino da cui si pronunciava, anteriormente in basso, un rigonfiamento cui doveva esser causa un sottostante sesso maschile; era nudo per il resto e a vista non aveva peli.
Osvaldo, essendo ormai in ottima salute mentale oltre che fisica, e per di più essendo da sempre culturalmente curiosissimo, ritrovò rapidamente lâautocontrollo.
Lâanomalo visitatore considerò: âEra inevitabile un sussulto da parte tua. Mi spiace, anche se vedo che ti stai già rasserenando.â
âSì, sto bene, è stato solo un momento; e sono curiosissimo.â
âTâillustrerò subito le cose; ma dopo esserci messi comodi su due seggiole, eh?â
âIn verità starei meglio in piedi, emozionato come sonoâ e Osvaldo posò il cellulare rosso sul piano della scrivania accanto al portatile alieno, châera dello stesso colore ed era sistemato esattamente davanti al seggiolone.
âCome vuoi ma, se permetti, invece io mi siedo: credimi, essere teletrasportato fra dimensioni diverse stancherebbe qualunque internautaâ; e senzâattendere il permesso del padrone di casa, sâaccomodò sopra una delle due sedie più vicine alla porta, quella a sinistra uscendo.
Contrariamente a quantâaveva detto, anche Osvaldo sâaccomodò, ma sul proprio seggiolone, davanti al notebook rosso. Pronto a dar ascolto alle parole del singolare ospite, trattenendo un naturale turbamento lo guardò, non rivolgendo tuttavia lo sguardo al volto ma al petto.
Coltane comunque lâattenzione, lâorco attaccò: âTâillustrerò lâuso del nostro computer, ma prima ti spiego meglio la situazione: Sappi che in passato noi non avevamo ancora il controllo dei passaggi interdimensionali, ma in certo modo essi già avvenivano, e fin dai tempi più antichi; si trattava però dâapparizioni per cause naturali, a nostra insaputa, di nostre figure, intendo non di purkilatronalarcolmintranikiani corporei ma solo di loro forme illusorie, diafane; tuttavia tali immagini erano più che bastevoli a terrorizzare i terrestri che le vedevano, anche perché le civiltà della Terra erano prescientifiche. Avrai forse capito che sâera trattato dâun fenomeno analogo a quello dei vostri cosiddetti fantasmi, che voi credete ectoplasmi di persone ormai defunte mentre, in realtà , sono immagini proiettate attraverso varchi, nel caso passaggi intertemporali e non interdimensionali, cioè che uniscono il vostro passato al vostro presente facendovi intravedere in trasparenza persone e scene del tempo che fu: ecco perché sorsero sulla Terra leggende sui fantasmi e poi ne furono scritti racconti e quindi girate pellicole: soprattutto sugli spettri scozzesi, dato che molti di quei varchi temporali sono nella vostra Scozia. Fin verso lâinizio del vostro XX secolo non avevamo avuto cognizione dei buchi interdimensionali e nemmeno di quelli temporali, non avendo ancor conquistato la tecnologia che finalmente, a quel punto, ci aveva permesso di scoprire queglâingressi e poi, a partire dallâepoca corrispondente allâinizio del vostro terzo millennio, anche dâeseguire in modo controllato traslazioni alla e dalla vostra Terra, nonché nel passato del nostro Purkilatronalarcolmintranik: accessi concreti, come quello che ho appena fatto, non più solo passaggi di nostre immagini fantasmatiche. Quanto alla Terra, potemmo studiare la vostra civiltà e, dopo aver conosciuto molti altri fatti, tempo fa venimmo a sapere del terrore suscitatovi nei millenni da nostre figure traslate sul vostro mondo attraverso i buchi interdimensionali e apprendemmo che le improvvise nostre apparizioni non solo avevano terrorizzato persone, come dâaltro canto avevano fatto i vostri domestici spettri, ma avevano fatto sorgere leggende anche su di noi, gli orchi cattivi, leggende per le quali, diciamolo pure, aveva giocato molto anche la vostra fertile immaginazione; e avevamo pur inteso che, come per i vostri fantasmi, dalle leggende erano derivate opere letterarie e quindi pellicole sugli orchi che mangiano esseri umani! Leggende, letteratura e filmografia assolutamente infamanti per noi, e ciò opprime insopportabilmente il nostro assoluto senso di verità e di giustizia: senzâalcuna vanteria, credilo di cuore, noi siamo creature di spirito angelico, anche se non siamo angeli. Potrai accertarti della nostra perfetta condotta morale dai file inseriti nel computer ma, più ancora, dato che potresti pensare a semplici falsi, tu potrai appurarlo di persona passando, accompagnato da me, nel nostro mondo e visitandolo: il personal che hai in dotazione è anche una macchina per il trasporto interdimensionale. Più avanti ti spiegherò come mettere in atto tale funzione, per ora non toccare assolutamente i tasti viola: mi raccomando.â
âNo, no, me ne guardo bene; e⦠mi dicevi châio dovrei aiutarviâ¦â
ââ¦intenterai per noi un procedimento in sede civile presso la Corte dellâAia e, grazie a tutta la documentazione che abbiamo inserito nel computer e a quanto raccoglierai di persona sul nostro pianeta, tu, luminare del diritto qual sei, otterrai sicuramente una sentenza che ci riabiliterà di fronte al vostro mondo.â
âà entusiasmante, mai avrei pensato⦠Altro che ritirarmi! e avverto dentro una forzaâ¦â
âOvvio, sei di nuovo in perfetta salute.â
âNon mi sono mai sentito così motivato, così desideroso dâapprofondire, così⦠così tutto. Ah, già ! devo disdire lâappuntamentoâ¦â - guardò lâorologio da polso - ââ¦no, è ormai un quarto allâuna, glâimpiegati staranno andando a pranzo.â
ââ¦glâimpiegati?â
âGlâimpiegati dâun notaio con cui ho appuntamento per dopodomani, incontro che intendo disdire; ma lo farò questo pomeriggio. Sono così eccitato che non ho fame: che ne diresti di cominciare a illustrarmi lâuso del tuo computer? Ah, ma forse hai fame tu.â
âMangerò poi; dopotutto, lâattesa aumenta lâappetitoâ e gli sorrise amabilmente.
Lâespressione che ne sortì, su quel volto mostruoso, apparve tuttavia a Osvaldo solamente ridicola: a fatica gli riuscì di frenare una risata; poi disse allâorco, con vera simpatia nonostante la bruttezza del suo ospite: âGrazie. Vorrei proprio mettermi allâopera fin da adesso⦠amicoâ: guardò finalmente negli occhi lâalieno e scoprì châesprimevano una tal luce di bontà quale, molto raramente, aveva colto sui propri simili.
Il posdomani, nello studio del notaio Tommaso Q., questi e Lamberto N. stavano attendendo lâarrivo dâOsvaldo, ormai impazientemente essendo trascorsa una trentina di minuti dallâora dellâappuntamento.
âNon avrà trovato parcheggioâ, suppose il notaio: âQui in zona non è facile.â
Lamberto senza dir nulla telefonò allâamico. Ne sentì squillare il cellulare, a lungo, inutilmente. Riattaccò.
Ribadì il notaio: âStarà ancor cercando parcheggio e non potrà rispondere perché è alla guida.â
âNo, non guida più, da qualche mese si muove in taxiâ, chiarì lâavvocato. Attese un altro paio di minuti e riprovò a telefonare: stessa cosa, squilli a vuoto. Ben sapendo della cagionevole salute dellâamico, si preoccupò. Ritenne bene non attendere oltre: si scusò col notaio e si congedò, aggiungendo che avrebbe fissato telefonicamente un nuovo appuntamento. Si diresse di filato al domicilio dâOsvaldo. Il palazzo aveva custode e dunque il portone era aperto, Lamberto salì direttamente al secondo piano. Suonò per due volte il campanello dellâabitazione poi per due volte quello dello studio. Niente. Riprovò a chiamare lâamico al cellulare: ancora nessuna risposta. A quel punto telefonò al 113. Manifestò al centralinista il timore che il professor Osvaldo M., cagionevole di salute, giacesse svenuto chiuso in casa, solo. Ne comunicò lâindirizzo, gli promisero di venire sùbito. Scese sulla via ad attenderli. Dopo una ventina di minuti giunsero tre poliziotti sulla loro pantera biancazzurra e, dietro, due pompieri sopra una camionetta rossa. A parte una guardia, rimasta presso le macchine, tutti salirono al piano. I vigili del fuoco forzarono con un piede di porco la prima delle due porte sul pianerottolo. Il gruppo accedé, ispezionò le varie stanze dellâabitazione, passò alla zona studio e fu Lamberto, entrato per primo nel salone, a fare la tremenda scoperta: il suo amico e maestro giaceva a terra spolpato.
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