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Il guerriero il saggio il clown
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Il guerriero il saggio il clown


Un ringraziamento a Paul Valery che mi ha

“suggerito” il titolo di questo manuale


A mio padre che mi ha insegnato a sorridere.

A Sara, augurandole di sorridere sempre.


C. Gallarini


Parlami e dimenticherò. Mostrami e forse ricorderò.

Coinvolgimi e comprenderò!

(Confucio)


***

Svolgere la professione di Editore ha i suoi vantaggi. Uno di questi è sicuramente il poter pubblicare quelle Opere che avresti voluto avere a disposizione quando ti servivano ma non c’erano, oppure quelle esistenti all’epoca, non ti trasmettevano ciò di cui avevi bisogno in quel momento.

E qui entra in gioco questo “manualetto” scritto da quel simpaticone di Cesare Gallarini, del quale non ritengo necessario decantare le lodi visto il curriculum che parla da sè.

Posso affermare con certezza che se io avessi potuto usufruire di una lettura così interessante quando intrapresi la mia carriera artistica di cantante e intrattenitore, avrei potuto accellerare notevolmente i tempi e integrare le sue “dritte” con le mie esperienze, risparmiandomi qualche piccolo ma significativo fallimento.

Lo stesso dicasi per quando dovetti affrontare decine di altre situazioni in cui la “comunicazione” assume un ruolo determinante.

Ebbene questo piccolo manuale oggi esiste! Perchè non approfittarne?

Pare che certe “figuracce” o certi fallimenti, costino ben più di un prezzo di copertina di fascia medio-bassa.

Giacomo Morandi Editore


***

Questo manuale breve ed essenziale, per ORATORI - INSEGNANTI - COMUNICATORI - POLITICI - VENDITORI - CIARLATANI - COMICI, diventerà indispensabile ogni qual volta dovrete affrontare un uditorio e sarete presi da quell’ansia da prestazione o peggio dal panico più totale.

E’ frutto della mia esperienza di comico, pedagogo teatrale e formatore esperienziale. Non troverete certamente la soluzione definitiva a tutte le vostre difficoltà ad affrontare il vostro agguerrito capo, o a gestire un gruppo di scatenati studenti, o a discutere con il politico conservatore del vostro paese; spero invece troverete degli stimoli e delle tecniche per migliorarvi, per raffinare quella che è la vostra esperienza o modificare quelli che sono i vostri preconcetti. Piccoli suggerimenti che potrebbero cambiare il vostro modo di comunicare. Naturalmente in meglio.

Ancora oggi, dopo oltre cinquemila spettacoli, (non ridete, ho la mia età), vado “in scena” sempre con un pizzico di timore e ansia. Anzi, a volte, con vero terrore. Chaplin diceva che il pubblico è un mostro senza testa: non sai mai da che parte andrà.

Cosa faccio allora? Mi fermo, respiro, mi rilasso e cerco di “concentrarmi” pensando alla mia passione di “stare sul palco” e alla soddisfazione di sentire ridere (o piangere) il pubblico. Così entro in scena con calma guardando chi mi sta di fronte e sfoggiando un bel, grande, sincero sorriso (ecco un primo suggerimento)

Andare “in scena” significa dover affrontare, non per vincerlo ma per allearsi, un “nemico” con la determinazione di un vero guerriero. Significa comunicare valori e pensieri come un filosofo, e significa proporre questi pensieri in modo efficace, divertito e divertente, mai prolisso, dove la passione traspare sempre!

Perché il GUERRIERO, il SAGGIO e CLOWN? Perché rappresentano i ruoli che interpretiamo quando parliamo in pubblico o andiamo in scena per uno spettacolo, che in fondo sono la stessa cosa. La parola stessa “Persona” ci chiarisce che tutti interpretiamo dei “Ruoli”. Che tutti siamo “attori”. Infatti la parola “persona” deriva dall’Etrusco Phersu che indicava la maschera teatrale e l’etimologia latina si compone della preposizione per (“attraverso”) e sonare (“risuonare”). Così infatti era chiamata la maschera indossata dagli attori, che copriva il volto (e indicava il “carattere” ) e amplificava la voce.

***

IL GUERRIERO:

“solo con l’addestramento si può ottenere disciplina.”

Sun Tzu

Dovete affrontare il vostro uditorio come un guerriero e come tale dovete raffinare la vostra tecnica con determinazione, concentrazione e sicurezza. Che postura adottare, le distanze, dove mettere le mani, come utilizzare il colore della voce, chi guardare, come vestirsi per meglio affrontare la vostra “battaglia”.


IL SAGGIO:

“La conoscenza parla, ma la saggezza ascolta.”

Jimi Hendrix

Pitagora, scriveva che l’ inizio della saggezza è il silenzio. Come un saggio dovete essere in grado di “sentire” che pubblico avete di fronte, conoscere la sua aspettativa e soddisfarla, portare la platea “dalla vostra parte” come si direbbe in teatro.

Inoltre, dovete saper smascherare un bugiardo o capire se, chi vi sta di fronte, è sincero. Soprattutto vi insegneranno l’arte di saper ascoltare e “vedere” con chi comunicate. Sembrerà strano ma un buon oratore è colui che sa soprattutto “ASCOLTARE” -


IL CLOWN:

“La risata è la distanza più breve tra due persone”

Victor Borge

Questa è la parte che più mi diverte e, spero, più possa cambiare il vostro modo di comunicare. Un sorriso, una battuta, un aforismo vi aiuteranno ad avvicinare la distanza tra voi e i vostri spettatori. Troverete suggerimenti su come tenere desta l’attenzione, quando e come capire se è il caso di variare il vostro linguaggio, come guadagnare l’attenzione del pubblico e come togliervi d’impaccio quando siete in difficoltà e come rendere “elettrizzante” una presentazione.


In conclusione ricordatevi che in scena è l’ emozione, il sentimento a dominare. La tecnica è replicabile ma quello che resta nella memoria dello spettatore è frutto del vostro istinto, della vostra sensibilità della capacità di comunicare o trasmettere un emozione. La tecnica potrà anche stupire ma è il vostro istinto ad emozionare.

A QUESTO PUNTO PER CHI NON AVESSE TEMPO DA PERDERE O NON AVESSE VOGLIA DI LEGGERSI TUTTO IL MANUALETTO, PUO’ ANDARE SUBITO ALLA FINE DEL LIBRO E TROVERA’ IL “BIGINO” SU COME AFFRONTARE IL PUBBLICO.

Per chi, al contrario, avesse tempo e voglia: al lavoro dunque!

LE 5 CONDIZIONI DA CONOSCERE PRIMA DI AFFRONTARE IL PUBBLICO

Primo suggerimento

LA PASSIONE E LA CONCORDANZA

“Le passioni sono i soli oratori che persuadono sempre: il più semplice degli uomini che nutra una passione è più convincente del più eloquente che ne sia privo”

La prima caratteristica che dovete inserire nel vostro discorso, è di natura intima, personale. Quando parlate in pubblico o “salite sul palco” mettete tutta la passione ed energia di cui siete capaci.

Questo è il primo passo per migliorare la nostra comunicazione. La passione è lo strumento che ci permette di affrontare l’ignoto, che sia una terra sconosciuta, o un pubblico a noi nuovo. La passione è la marcia in più di artisti e tecnici. La passione ci permette di comunicare con grande energia e forza. Ci permette di essere convincenti, di comunicare al meglio. Se non mettete la passione, tutto quello che farete o direte sarà vuoto e privo di interesse. Passione vuol dire CONCORDANZA. Cioè definire una coerenza tra il mio discorso verbale e quello non-verbale, concordanza tra quello che trasmetto e quello che sento nel mio animo.


Secondo suggerimento

IL VOSTRO CORPO PARLA - SIATE SINCERI

“La più vera ragione è di chi tace.”

E. Montale

“Quando Amante chiede a Biante di inviargli quella parte della vittima sacrificale che fosse al tempo stesso la migliore e la peggiore, Biante gliene spedì la lingua , volendo con ciò significare che la parola è lo strumento capace di procurare i danni e i benefici più grandi”

Plutarco - L’Arte di Ascoltare

La comunicazione efficace non consiste solo nel sapere cosa dire ma, soprattutto, nel capire cosa non dire e nel sapere ascoltare il nostro “pubblico”. Una comunicazione efficace comporta da parte dell’oratore una totale SINCERITA’ . Se io stesso non sono convinto di quello che dico, come posso sperare di convincere gli altri?

La comunicazione è un processo di scambio di informazioni e un influenzamento reciproco, che avviene in un determinato contesto.


Ricordatevi la regola della causa effetto. Quello che direte avrà una ricaduta pratica su ciò che verrà fatto. Ogni comunicazione ha una componente di contenuto ed una di relazione. Generalmente la seconda prevale sulla prima, perché l’esito della comunicazione dipende da quello che gli altri comprendono di ciò che gli viene detto e da COME LO COMPRENDONO. Per questo dovete abituarvi ad “ascoltare” con tutti i vostri sensi le persone che vi stanno di fronte. Non limitatevi a “dire” un discorso. Se volete veramente comunicare dovete utilizzare tutto il vostro corpo, dovete esprimete i vostri sentimenti, e “leggere” (come reagiscono fisicamente alle vostre parole) le persone a cui rivolgete il vostro discorso. Troppo spesso cerchiamo esclusivamente le parole. E’ il nostro corpo il primo e più importante strumento di comunicazione. La voce non è che il suo prolungamento. Ma sono gli occhi, i nostri gesti, le mani, le espressioni che utilizziamo, spesso, inconsciamente il mezzo per comunicare. Soprattutto i gesti delle mani scandiscono e sottolineano il ritmo del discorso. Essi rafforzano il messaggio che volete trasmettere e apportano un valido sostegno visivo.

Terzo suggerimento

ADEGUATEVI E ADATTATEVI A CHI VI ASCOLTA

Non basta trovare frasi o parole che esprimano con precisione quello che vorremmo comunicare. Il nostro messaggio va sempre adattato a chi ci sta ascoltando. Se volessi spiegare, per esempio, come vola un aeroplano (parleremo molto di aerei), utilizzerei parole e modi diversi a seconda se davanti a me ci fossero dei bambini, dei piloti, o le mie zie di 90 anni che non hanno mai preso un aereo in vita loro. Adattare non vuol dire solo utilizzare parole più semplici o più tecniche a seconda dei casi, vuol dire modificare il nostro gesto, la nostra energia, per rendere il tutto comprensibile ed efficace.


Quarto suggerimento

DIVERTITEVI AD INTERPRETATE IL VOSTRO RUOLO

Il drammaturgo russo Nikoliaj Evreinov ha detto che l’uomo non vive ma recita. Prima di tutto recitiamo con noi stessi, la nostra è una rappresentazione continua; solo in qualche raro momento siamo nudi. Ci mettiamo di fronte agli altri per esibirci, a volte per dire cose importanti. La verità è che tutti noi siamo individui portati a comunicare, a provocare un contatto con le persone.

Quotidianamente noi interpretiamo un ruolo, cambiamo personaggio a seconda della situazione, dello stato d’animo, dello scopo della comunicazione.

Parafrasando Pirandello: Quando uno vive, vive ma non si vede. fate che si veda ponendogli uno specchio davanti. O resta attonito e sbalordito e torce gli occhi per non vedersi, o irato tira un sputo alla sua immagine o sdegnato avventa un pugno per infrangerla; e se rideva non può più ridere, e se piangeva non può più piangere, insomma qualcosa di magico nasce: è il teatro. E’ la vita.


Quinto suggerimento

MIGLIORATE LA VOSTRA TECNICA

Parlare in pubblico è anche un fattore tecnico oltre che emotivo. Sicuramente qualcuno sarà più dotato di altri. Ma bisogna prima imparare a camminare per poter correre (perla di saggezza). Quindi cercate di migliorare la vostra tecnica con esercizi o giochi teatrali come mi piace definirli. L’apprendimento è un tesoro che seguirà il suo proprietario ovunque, (proverbio cinese). Quindi non smettete mai di imparare, di conoscere. Raffinate la vostra conoscenza, scoprite nuove possibilità, non abbiate paura di migliorare le vostre prestazioni. Troverete di seguito dei giochi che vi aiuteranno a migliorare tecnicamente la vostra oratoria.


I PRINCIPI DELLA COMUNICAZIONE

Per comunicazione interpersonale intendiamo tutti quei fenomeni che permettono lo scambio di informazioni tra due o più persone, sia attraverso il linguaggio verbale sia quello non verbale.

Per chi comunica è fondamentale sapere:


- ciò che dice

- a chi lo dice

- quali mezzi utilizza

- quali sono le circostanze

- come lo dice

- ciò che non dice “a parole” ma comunica con il suo corpo e la sua energia.

La vostra comunicazione è composta da una parte DIGITALE, cioè quello che potete scrivere, che chiameremo:

INFORMAZIONE

e una parte ANALOGICA, tutto quello che il vostro corpo comunica, anche a vostra insaputa, che chiameremo:

INFORMAZIONE sull’INFORMAZIONE

La parte sicuramente più importante della comunicazione. A volte un concetto, un idea anche importante, se espressa in malo modo rischia di non essere compresa appieno.

Ecco una frase che ci potrà aiutare come esempio:

“Se l’uomo sapesse realmente il valore che ha la donna andrebbe a quattro zampe alla sua ricerca”.

Ora provate a modificare la pausa. Provate a inserire una pausa (una virgola) dopo la parola “donna”, e leggete il risultato ottenuto:

Se l’uomo sapesse realmente il valore che ha la donna, andrebbe a quattro zampe alla sua ricerca”.

Interessante. Ma provate a mettere la virgola (pausa) dopo il verbo ha

Se l’uomo sapesse realmente il valore che ha, la donna andrebbe a quattro zampe alla sua ricerca”. Adesso “scatenate l’inferno”.

Pensate, una semplice pausa, può cambiare radicalmente il significato di una vostra frase.

Ma questo non vi autorizza a dichiarare, come spesso i politici fanno: “mi avete frainteso”.

Ora vediamo cosa si aspetta chi riceve la vostra informazione:

-Semplicemente cosa ha compreso.

Possiamo essere brillanti e bravi ma se comunichiamo male e chi ci ascolta comprende Toma per Roma , non avremmo raggiunto lo scopo della nostra informazione.

La COMUNICAZIONE EFFICACE non è RETTILINEA: A che comunica a B

ma è CIRCOLARE, A comunica a B che comunica ad A


UNA COMUNICAZIONE SBAGLIATA SI PUÒ TRASFORMARE IN TRAGEDIA

(non leggete questa parte se avete paura di volare e se non amate le situazioni catastrofiche).

Il Clipper Victor un boeing 747 della Pan America e il Boeing 747 KLM sono in volo in direzione dell’aeroporto Internazionale Gran Canaria. A bordo dei due jumbo oltre cinquecento passeggeri Ma a causa di un attentato subito nell’ aeroporto Las palmas e della minaccia di una seconda bomba i due aeromobili vengono dirottati verso l’aeroporto di Tenerife. La notizia fu accolta sul Boeing della Pan Am con un certo disappunto, poiché il dirottamento avrebbe aggiunto altro tempo al già lungo volo. Il Pan Am, chiese via radio alla torre di controllo di Las Palmas di attendere in volo la riapertura dell’aeroporto, circuitando sul percorso di attesa. Ciò avrebbe ridotto il ritardo riducendo anche lo stress sui passeggeri ed equipaggio. La richiesta venne però respinta dai controllori del traffico aereo e l’aereo fu costretto a dirigersi verso Los Rodeos.


Los Rodeos era un aeroporto regionale inadatto ad accogliere troppi aerei soprattutto delle dimensioni di un Boeing 747. Il traffico dirottato si sommò a quello locale. In queste condizioni, fu necessario usare come parcheggio la pista di rullaggio dove i grandi aerei si intralciavano a vicenda rendendo impossibili i normali spostamenti a terra degli aeromobili: gli aerei in partenza avrebbero dovuto predisporsi al decollo rullando lungo la pista principale. L’aereo della KLM fu fatto parcheggiare alla fine della pista di rullaggio. Il 747 della Pan Am, atterrato venne inviato alla piazzola già occupata dagli altri 4 aerei

I comandanti dei due aerei trattennero i passeggeri a bordo nella speranza di ripartire in fretta e completare il volo il prima possibile. Se l’aeroporto di Las Palmas non fosse stato riaperto in tempi ragionevoli, infatti, i comandanti, soprattutto quello della KLM sarebbero stati costretti a far pernottare equipaggio e passeggeri a Tenerife, con gravi problemi per la sistemazione in albergo; per i comandanti esistevano limiti molto rigidi sulle ore di servizio, se avessero oltrepassato tali limiti, erano suscettibili di provvedimenti disciplinari, variabili da una semplice multa fino al ritiro della licenza di pilota.

Dopo circa tre ore di attesa il Boeing della KLM venne autorizzato al rullaggio. Poiché tutti i raccordi erano ostruiti da altri aerei in attesa, il velivolo venne autorizzato ad immettersi sulla pista 12, a percorrerla tutta fino in fondo ed a ruotare poi di 180 gradi per essere pronto al decollo.

Nel frattempo le condizioni atmosferiche erano peggiorate e la visibilità era notevolmente diminuita. Anche il Pan Am venne autorizzato al rullaggio, ricevendo l’ordine di immettersi sulla pista 12 accodandosi al KLM, percorrere la pista fino all’uscita numero 3, imboccare l’uscita e portarsi sulla pista di rullaggio parallela, liberando la pista il prima possibile.

Inizialmente i piloti del Pan Am non capirono se la torre di controllo gli aveva detto di uscire dall’uscita 1 o dall’uscita 3. L’equipaggio chiese allora chiarimenti, e la torre di controllo rispose perentoria: «The third one, sir. One, two, three, third, third one» («La terza, signore. Uno, due, tre, terza, la terza»).

Per aumentare la confusione, l’autorizzazione a percorrere la pista fu data all’aereo della KLM dal controllore di avvicinamento, mentre il colloquio con il Boeing Pan Am venne condotto dal controllore dei movimenti a terra. I due operatori utilizzavano la stessa frequenza radio, intralciandosi a vicenda.

I piloti del Pan Am, però, considerarono l’uscita 3 troppo problematica e disobbedendo agli ordini della torre di controllo, superarono l’uscita 3 e tentarono di imboccare la 4, che appariva più semplice

Nel frattempo il KLM era arrivato al fondo della pista 12, aveva effettuato la rotazione di 180 gradi ed era pronto per decollare dalla pista 30. Il comandante avanzò lentamente le manette della potenza dei motori e il secondo pilota contattò la torre di controllo per ricevere l’autorizzazione al decollo. La torre di controllo fornì le istruzioni di uscita e la rotta per l’aeroporto di Las Palmas.

Nella nebbia, il KLM non poteva vedere il Pan Am che stava rullando in contro pista di fronte a lui, come il Pan Am non poteva vedere il KLM. In aggiunta, la torre di controllo non poteva vedere nessuno dei due aerei e lo scalo non disponeva di un radar di terra.

Dopo che il copilota KLM ripeté le istruzioni appena ricevute dicendo: «Adesso siamo in decollo», dalla torre di controllo venne risposto: “Ok, aspettate per il decollo. Vi chiamerò io”. Ma a causa di gravi interferenze alla radio, dovute a una chiamata effettuata contemporaneamente dal Pan Am si generò una sovrapposizione delle voci; al KLM la frase della torre di controllo arrivò solo come: “Ok”. Convinto di aver ricevuto l’autorizzazione al decollo - Ok, ok per il decollo - il KLM rilasciò i freni e diede potenza ai motori. Nello stesso momento il Pan Am avvertì la torre di trovarsi ancora sulla pista, ma questo messaggio non fu udito dal KLM a causa delle interferenze alle radio.

Nel frattempo la visibilità era scesa a meno di 150 metri e stava scendendo una pioggia leggera.


Secondo le registrazioni il comandante del Pan Am vide sbucare le luci del KLM in corsa per il decollo nel momento in cui stava per imboccare l’uscita numero 4; istintivamente, sterzò violentemente a sinistra per evitare la collisione mettendo i motori al massimo.

Il Comandante del KLM si rese conto che non c’era più alcuna possibilità di fermarsi e cercò di decollare ma la coda del Boeing 747 strisciò sulla pista per venti metri sollevando una pioggia di scintille. Il KLM riuscì appena ad alzarsi in volo, ma i carrelli e la parte inferiore della fusoliera colpirono il Pan Am scoperchiandolo, e il velivolo prese immediatamente fuoco. Il KLM, si schiantò sulla pista fermandosi circa trecento metri dopo, prendendo subito fuoco. Su un totale di 644 persone, tra passeggeri ed equipaggi, morirono in tutto 583 persone.

Le cause del disastro (il più tragico dell’aviazione civile) furono molteplici:

Scarsa comprensibilità delle comunicazioni radio, al momento dell’incidente altamente disturbate.

Incomprensioni fra la torre di controllo e gli aerei a causa del linguaggio non convenzionale usato dal controllore.

Mancata obbedienza agli ordini della torre di controllo.

Confusione e Stress all’interno della cabina di pilotaggio e nella torre di controllo.

Scarsa comunicazione che ha portato al decollo senza esplicita autorizzazione.

Pronuncia inglese imperfetta e di difficile comprensione.

Utilizzo di un linguaggio non convenzionale.

Cattive condizioni atmosferiche (pioggia e nebbia con visibilità inferiore ai cento metri).

Comunicazioni radio altamente disturbate.

Struttura aeroportuale non adatta a sostenere un traffico più che raddoppiato di aerei di grandi dimensioni.

Vi domanderete cosa c’entra un incidente aereo con la comunicazione efficace. Ve lo spiego subito. Prendiamo in esame ogni errore accaduto quel tragico giorno sulla pista di Los Rodeos e compariamolo con gli errori più frequenti che commettiamo quando parliamo in pubblico.

Scarsa comprensibilità.

Spesso il nostro eloquio è incompressibile per fattori soggettivi come il parlare troppo velocemente, la scarsa scansione delle parole, il corpo privo di energia, preparazione inadeguata, grammatica scorretta, ansia, stress, poca lucidità. O fattori oggettivi come lo spazio inadeguato, affollamento, pubblico distratto, amplificazione non funzionante, distanza eccessiva dal nostro uditorio.

Incomprensioni

Fra noi e il pubblico che ci ascolta. La nostra comunicazione non è efficace.

Mancata obbedienza agli ordini