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Come Una Preghiera
Come Una Preghiera
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Come Una Preghiera


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Mi metto seduto dietro la testata del letto e stringo la bottiglia di acqua di colonia con cui mi disinfetto le mani. Ne ho spruzzato un po’ sul viso del ragazzo e mi sembra di percepire un battito di ciglia, subito soffocato dalla febbre alta. Il ragazzo scotta. Certo, ma sono convinto che bruci per altri motivi. Dormi figlio, mi prender? io cura di te.

La mattina dopo mi alzo, e noto che le medicine hanno fatto il loro lavoro. Mi strofino ancora una volta le mani col disinfettante e mi lavo i piedi con del bagnoschiuma.. Mi sento pi? ottimista del giorno prima.

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Loda l'acqua santa della tuberosa che si ? diffusa sul tuo corpo. Riposa, che domani ti alzi e cammini.

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Deliro, da quando ho osservato da vicino il volto della bestia, e questo pu? succedere solo nei sogni. Dev’essere la febbre. La sua melma inonda il mio corpo. Sento il fetore del suo alito e non ho la forza di urlare, solo il coraggio di sputare sul suo viso, e non con la saliva, ma con uno sguardo di disgusto e orrore. Piango, come ? normale nei momenti di orrore, e imploro il Cielo, come fa un normale credente. Ricaccia la bestia nell'inferno, Signore! Proteggimi. Abbi cura di me, Signore. Sii il mio rifugio. Tu, Signore, sei il mio pastore. Con te non mi mancher? nulla. Niente e nessuno potr? farmi del male.

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Il giovane finalmente dorme, questa volta senza incubi, per la prima volta dopo lo scoppio della febbre. Il sacerdote, nella sua stanza, sta per cambiare l’abito talare con un abito da casa. Si spoglia e contempla il suo corpo davanti allo specchio. I peli convergono nel pube come un mulinello proveniente dalle cosce e dall'ombelico, e circondano il bacino raggiungendo la base del pene, che gradualmente, si alza in una potente erezione. “Liberami dal peccato, Signore! —implora lui, senza successo—. Il desiderio della carne ? pi? grande della mia capacit? di astinenza!” Ma, improvvisamente, si sente invaso da un impulso, da una tempesta innaturale che allarga il suo petto in segno di soddisfazione e deprime il flusso di sangue che la natura ha spinto verso il suo pene. Grazie a Dio! Indossa il pigiama e s’inginocchia ai piedi del letto.

“Grazie, Dio! —mormora dentro di sе, con le lacrime agli occhi—. Oggi i miei occhi riposeranno sereni”.

Le sue orecchie sono tese nel profondo silenzio della notte tranquilla. Dio sembra averlo ascoltato. Almeno questo ? ci? a cui padre Misael si ostina a credere.

MARTEDI e MERCOLEDI

Fragranza e fetore

…venga il tuo regno…

Si spande nell’aria come una nube di vapore, poi si estingue e poi, come in un gioco, torna a farsi sentire, e infine mi stuzzica l’olfatto godendo del piacere della sua invisibilit?. Aspiro con gioia il profumo e sento i muscoli del mio viso rilassarsi, per quell’attimo di gioia. Mi sazio dell’aria profumata che si infiltra nelle mie narici, l’aspiro pi? a fondo con volutt? e mi perdo nella fragranza dei fiori. Quando apro gli occhi, il volto del ragazzo accanto a me mi riporta alla realt? delle mie abluzioni mattutine e, quando lo saluto, mi accorgo con piacere che sta meglio dalle sue guance rosee e profumate, che fanno da contrasto al puzzo del mio alito di prima mattina.

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Lascio che il ragazzo continui a riposare, e mi appresto a officiare la messa da solo. Questa volta ho sopportato con pi? leggerezza la sua assenza e ho tollerato con meno affanno il movimento orizzontale dell’incenso che mi ha coperto la pelle del profumo di resina. Ora lui se ne sta comodo sulla poltrona, e si soffia il naso in un fazzoletto color kaki che si colora di strani disegni in movimento, fino a riempirsi del tutto. Esco in strada, diretto al mercato.

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Malecon ? deserta. Sento l’odore di acqua dolce del fiume che si mescola al tenue profumo delle palme sulla riva. La passeggiata sul suo greto ? piacevole. Il vicolo invece mi accoglie con l'aroma di birra appena stappata e il fetore rancido dell’urina sparsa negli angoli bui, quasi fosse il puzzo di una nuova pestilenza. Ho accelerato il passo mentre, con la coda dell’occhio, davo uno sguardo all’insegna del nuovo negozio scritta a lettere maiuscole e in corsivo. Un luogo di perdizione, Signore, e nel mio vicolo preferito!

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Il mercato ? un turbinio di odori. Legumi ed erbe, cereali e molluschi, cibi e frutta lavorati diffondono per l’aria una vasta gamma di profumi che solleticano l'olfatto. Il mio corpo quasi mi costringe a recarmi alla bancarella delle spezie, che subito mi avvolgono con le loro essenze di cannella, cumino, chiodi di garofano e peperoncino. Le pago con alcune monete che Isaac, il venditore, un uomo solitario con la faccia gonfia e sanguigna, accetta con gratitudine..

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Ho tagliato il branzino a fette larghe e spesse che prima immergo in acqua e poi sfiletto, condendolo con sale e limone. Lascio il tutto a marinare e lo sistemo in un piatto di porcellana. L'aroma ? appetitoso e forte, tanto che Tomas ha lasciato il suo quartiere di battaglia quotidiano per vegliare su di me con la sua lingua affamata fermo sulla soglia della cucina, quasi a confutare il mio scetticismo nelle sue capacit? olfattorie. Macino le palline di pepe, i bastoncini di cannella, i chiodi di garofano e il cumino. Vi metto l'aceto. Quando affetto le cipolle e le trito, per aggiungere al composto il loro dolce sapore, mi lacrimano gli occhi. Un velo di sherry, copro e lascio sobbollire il pesce sul fuoco.

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Ho implorato ancora una volta il perdono divino. Mi pento di aver peccato nel pensiero e nelle parole, nelle azioni e nelle omissioni. Signore, grazie per aver concesso a questo povero peccatore di ritrovare la retta via e di essere tornato a te.

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Sono l?, ballano di gioia nel marciume. Incantati dalla lascivia. La lussuria ? soddisfatta nel fango del godimento carnale e della concupiscenza. I piaceri proibiti sono sublimati nei pesci orrendi, nelle conchiglie abissali, in quella turpe marmaglia. Capre, dromedari, cavalli e uccelli eccitati a quella vista approvano la dissolutezza. Tutto lo spazio intorno puzza di peccato, di lussuria. Corrompono l'ambiente con una piaga che emana dal lato pi? oscuro del nostro essere.

Smetto di guardare il dipinto e cerco di riposare qualche minuto, prima che le campane suonino.

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Sto per andare a messa con i muscoli completamente indolenziti. Bevo due bicchieri d'acqua che attenuano un po’ il mio mal di fegato, o almeno cos? credo e spero. Indosso la tonaca. Ora mi sento pi? pulito.

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Il ragazzo mi fa una domanda che sul momento mi lascia senza fiato. Taccio e indietreggio, fino a crollare sul divano. Lo incoraggio a sedersi accanto a me. Mentre mi ? vicino riesco perfino a controllare i miei gesti e a nascondere la loro vera natura, deciso a non trasgredire questa volta. Gli sistemo con cura dietro l’orecchio un ciuffo di capelli scappato sulla fronte. Sento che aspetta con ansia la mia risposta. Cerco di non deluderlo e gli dico che Dio ? un essere buono e misericordioso ma che non ha una forma fisica e di certo non possiamo immaginarlo come se fosse un uomo in carne e ossa, ma questa risposta che sa di banale catechismo non lo soddisfa. Mi mostro forte. Dico la verit?, che dobbiamo amare Dio nella sua essenza e credere in lui come atto di Fede. Mi risponde, con un’espressione abbattuta e afflitta, che Dio ? complicato.

Oh Signore, ho solo questa vita per respirare il suo dolce odore di muschio che mi riempie il naso, quando mi alzo dal divano! Lo chiamo. Lui si gira con uno sguardo luminoso, con quella innocenza che mi tormenta e che mi spinge ad afferrargli le guance e soddisfare i miei istinti. Chiedo aiuto al Signore, che pu? fare tutto, e poi, con rinnovato coraggio, accompagno il ragazzo nella mia stanza. Gli dico che devo rivelargli un segreto. Che ho visto Dio. E che posso mostrarlo anche a lui.

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Dio non ? piccolo, anche se cos? pu? sembrare ad occhio nudo. Se ne sta nascosto, per avere una visione pi? ampia del mondo, tutto qui. Lui, si sa, ? onnipresente. Se ne sta seduto sul suo trono, con la testa coronata da una tiara e il libro sacro che poggia sulle sue gambe. Sulle spalle porta un lungo mantello imperiale. Ora posso vederlo anch’io, mentre padre Misael mi mostra questo strano dipinto. L'oscurit? che traspare dal quadro mi fa paura. Ma resisto. L? sull’orizzonte, in mezzo a questa nebbia che rende opaco il cielo racchiuso nella palla di vetro, c'? Dio, e posso vederlo. Adesso so com’?. E vedo il suo sorriso.

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Mi preparo per andare a dormire con il profumo della sua nuca ancora dentro di me. Abbiamo pregato insieme, corpo a corpo, e abbiamo chiesto a Dio di non farci mai allontanare dalla retta via, e di poter seguire con letizia i suoi insegnamenti. C'? qualcosa di carico nell'ambiente che mi impedisce di respirare normalmente. Sento l'assurda premonizione che sto per cadere in un incubo da cui non sar? in grado di svegliarmi. Fuori, ha cominciato a piovere, dolcemente.

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La mattinata ? gelida. La pioggia ha raffreddato l’aria. Ho dormito in pace, in pace con il mio spirito e accolto dall'infinita misericordia di Dio. Sono felice di constatare che gli incubi hanno finito di torturami nei sogni e mi hanno concesso una tregua. Non sono cos? ottimista da sperare che mi lasceranno in pace per sempre, per?. Una parte di me sa che emerger? vincitore da questa battaglia col demonio, ma un'altra, la pi? fragile, mi mostra l'orrore della mia inevitabile sconfitta, perchе in ogni momento la mia mente soccombe alla tentazione e ogni parte del mio corpo viola gli insegnamenti che fortificano l’ anima

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Ho deciso di fare un bagno. Mi sento sporco, e non solo a causa delle mie ascelle sudate, ma per i pensieri lubrichi che covo dentro. Prima di salire sull'altare devo essere purificato. Una bella doccia fredda mi aiuter? a raffreddare i miei istinti, e mi accingo ad insaponarmi. Risciacquo anche l'anima con la preghiera.

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L’autunno si avvicina e le sue avvisaglie sono gi? nell’aria. Chiunque pu? sentirle, ma sono soprattutto gli animali ad accorgersene, a causa dei loro sensi affinati dalla natura. Quindi Tomas, contrariamente a quanto pensa il ragazzo, ne riconosce i segni meglio di chiunque altro. Ne aspira l’indecifrabile aroma che si spande sul terreno dietro il mandorlo. Ecco perchе marca frequentemente il suo territorio. Capisce che l’estate ? sul finire dalle macchie di umidit? alle radici dell’albero. L’autunno emerge dalle profondit? della terra e inonda il mondo con la sua essenza.

Gli antichi affermavano che il petricore era il sangue degli dei, l'essenza che scorreva nelle sue vene. Oggi non ? altro che un odore strano che di tanto in tanto, in quel breve attimo che riusciamo a percepirlo, ci provoca quasi un leggero fastidio, senza renderci conto che ? ed ? sempre stato, dalla notte dei tempi, il vero sudore di Madre Terra, la sua vera essenza che scaturisce dalle profondit? degli abissi.

Ma Tomas lo capisce. Il suo naso non si ? consumato al punto che il mondo gli ? indifferente. Sa ancora riconoscere gli odori. Qualcosa gli ? rimasto, della sua lunga vita da cane. Per questo improvvisamente smette di urinare sotto il mandorlo e si ferma in atteggiamento di punta, come non faceva da tempo, sulle foglie bagnate che formano un tappeto naturale. Il suo olfatto ha percepito l’aroma quasi mistico del cambiamento di stagione. E si mostra grato alla nuvola che si allontana facendo spazio al sole, permettendogli di riceverne i raggi luminosi sul corpo.

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Al mercato ho incontrato un vecchio amico. Abbiamo fatto quattro chiacchiere. E’ stato bello, ma ? durato troppo poco.

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La signora Salom? ? arrivata mentre ero fuori. Mi spiega, per giustificarsi, le sue difficolt?. Le dico di non preoccuparsi, che capisco la situazione, e di prendersi una settimana di ferie. Lei insiste per prepararmi il pranzo di oggi come ricompensa per la mia comprensione. La lascio fare. Mentre lei cucina mi chiudo nella mia stanza e tiro fuori dal suo nascondiglio segreto una bottiglia di vino. Comincio a bere, a lunghi sorsi.

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