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Come Una Preghiera
Come Una Preghiera
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Come Una Preghiera


Ho bevuto la bottiglia per met? e la lascio in bella vista sul comodino. Il vino ingerito mi provoca una leggera sensazione di vertigine che forse potrei eliminare con una tazza di caff?. Imploro una mezz’ora di tempo per farmi una doccia, ma la signora Salom? mi dice che il pranzo ? in tavola. Ho inghiottito la zuppa con un leggero mal di stomaco. Il suo calore per?, un po’ attenua quel senso di vuoto, e quella pessima sensazione di amaro causato dal bere. Mi alzo dal tavolo mentre il ragazzo sta ancora mangiando e mi rintano in camera mia con una gran voglia di dormire.

*

Ho aperto gli occhi, e la prima immagine che vedo ? quella del mondo. La mia ubriachezza non ? adatta per scrutare le luride delizie del tuo giardino, Signore. Immagino il corpo nudo del ragazzo con vera lussuria e poi ripiombo nel sonno. Quando mi sono svegliato ho notato che la tavola destra del trittico era spostata. Ho capito che qualcuno ? entrato in stanza, mentre dormivo, e che si ? messo a guardare il dipinto. Alla signora Salome ? vietato entrare nella camera da letto e finora mi ha sempre obbedito, quindi il mio unico sospetto ricade sulla curiosit? del ragazzo. Non mi arrabbio, ma non mi piace nemmeno la sua intrusione. Poi, sento il rivolo pastoso che mi ha macchiato le mutande durante il sonno.

*

Oggi c’era meno gente in chiesa, rispetto a ieri. Per dispetto, la mia omelia ? stata pi? lunga.

*

L'ultimo libro della Bibbia annuncia un inferno pieno di fuoco e zolfo, come condanna per coloro che trasgrediscono agli insegnamenti del Signore. Un inferno di tufo e di vapori puzzolenti sarebbe un tormento insopportabile anche per un’ anima qualsiasi, immune alle tentazioni del corpo. Vado in bagno, e defeco con difficolt? e dolore. Il mio sfintere espelle una nuvola di gas, che, uscendo, fa un rumore acuto. Puzza, e sulla scia del miasma mi soffermo a immaginare come deve essere l’inferno mefitico e saturo di effluvi fetidi, di cui parla la Bibbia. Ma il solo odore del mio peto mi d? la nausea. Socchiudo la porta per far circolare l’aria e disperdere i miasmi dei miei escrementi, quel fetore acido che ? uscito dal mio corpo.

*

Tomas mi annusa una gamba, sicuramente ha notato l'odore di bagnoschiuma sulla mia pelle, dopo il bagno. Inizia a grugnire di brutto. Mi afferra per la stoffa dei calzoni del pigiama e me li strappa, dopo averli imbrattati di saliva. Cane cattivo. Ora lo vedo allontanarsi, fiero della sua cattiveria Mi tolgo la vestaglia e mi ritrovo nudo davanti allo specchio. Non posso resistere a farmi una carezza sul pube, accanto ai testicoli. Un brivido di eccitazione mi scuote. Il mio pene va in erezione e diventa viola. A quella vista mi allontano dallo specchio, con orrore. Prendo un altro pigiama e mi impongo di pensare ad altro.

*

Il sinedrio dei sensi accoglie con favore la proposta di tradire l'anima.

*

Gli tolgo la camicia con una serenit? che sento estranea. Eppure sono mie, le mani che lo stanno spogliando. Lo giro, e sollevo il suo sedere verso la mia faccia, arrossendo di piacere. Gli accarezzo la schiena che sicuramente gli brucer? per il contatto pungente col mentolo. I suoi polmoni possono gi? sentirlo, ne sono sicuro, perchе le mie mani si raffreddano, mentre lo accarezzo. Contemplo per l'ultima volta il suo culo perfetto da giovane maschio alpha. Lo giro con la faccia verso di me. Prendo ad accarezzarlo anche sui magnifici pettorali e godo al vedere i suoi timidi capezzoli ergersi senza paura. Il forte aroma di eucalipto m’invade.

*

Stamattina dormono l’uno vicino all’altro sul letto, al rumore della pioggia che scroscia e invade la strada. Stanotte padre Misael non ha sub?to l’incubo della lama del coltello, nе il giovane Manuel quello della bestia. Forse, se ne sono liberati per sempre.

Ormai, ? l’alba di un nuovo giorno. La pioggia porta via con sе tutti i fetori del vicolo del biliardo, e li raggruppa in fondo, ai lati del marciapiede. L'acquazzone ripulisce anche l'antico albero nel cortile. Qualcuno ancora crede che, durante la stagione delle piogge, ? Dio che piange su tutti i peccati dell’umanit?. Ma forse l’immagine pi? calzante non ? quella lirica della pioggia di lacrime divine, bens? quella di uno scroscio di urina fetida che si abbatte su di noi, proprio come quella che sta facendo Tom in questo momento ai piedi del vecchio mandorlo.

Lacrime o urina che sia ? sempre acqua, e piomba sul mondo direttamente dallo spirito di Dio.

GIOVEDI

Caldo e freddo

…sia fatta la tua volont?, come in cielo e cos? in terra.

Sono scosso da una scarica di eccitazione che mi parte dalla nuca e lentamente s’irradia per tutta la schiena. I miei tendini si svegliano e mi costringono ad allungarmi per tutta la lunghezza del mio corpo, nel piacevole dolore che si consuma fisiologicamente nelle mutande. Mi rendo conto di come il pene si stia lentamente ritirando, ormai sazio del piacere convulso del mio orgasmo, mentre nell’ anima mi si scava un intollerabile senso di vuoto.

Un freddo alito di vento penetra nella stanza attraverso la finestra aperta, e fa oscillare le tende con un sommesso ululare. Posso vedere il velluto che si appiattisce contro il muro e poi va a sbattere contro il vetro della finestra e la cornice di legno d’abete. Sento la brezza scivolare e nascondersi tra le mie ascelle, scuotermi la pelle in una scarica di minuscole raffiche che mi fanno drizzare tutti i peli del corpo. Cos? sia. Mi tolgo le mutande imbrattate del mio seme. Mi alzo e prego per la debolezza della mia carne.

*

Il caff? troppo caldo non mi attira. Preferisco bere a piccoli sorsi del succo di pesca. Il ragazzo mi racconta una barzelletta sporca, ma non oso rimproverarlo. Lo guardo e gli faccio un sorriso tirato. Anche oggi non mi ha accompagnato alla Messa e mi mancava cos? tanto, specialmente quando il vescovo Pio ha benedetto gli astanti. Lo guardo e rimango ammirato dai suoi lineamenti, dal suo aspetto spensierato, dai capelli arruffati del mattino. Mi alzo dal tavolo frettolosamente, cercando di dirigere altrove i miei occhi che sono puntati su di lui ancora e ancora e ancora.

*

Mi ? venuta la febbre. Oggi rester? a casa e non mi occuper? dei miei parrocchiani, che si stanno preparando per il Venerd? Santo. Far? solo cose semplici, mettendo da parte tutti gli altri impegni, come mi ha prescritto il medico. Il ragazzo mi ha preparato un the, con cui prendo le medicine. Quando mi volto, riesco a percepire il movimento dei suoi glutei in uno swing provocatorio. Mi arrendo al sonno.

*

Quando mi sveglio vedo il viso del ragazzo. E’ rimasto con me per tutto il tempo che ho avuto la febbre. Mi informa che ha preparato il pranzo e conforta il mio corpo con una zuppa calda, insistendo per imboccarmi, cucchiaio dopo cucchiaio.

Poi arriva un momento antipatico. Lo rimprovero per aver esaminato il quadro di nascosto e lui mi risponde che voleva capire cosa mostrava realmente quel dipinto. Gli dico che non ho intenzione di mortificare la sua curiosit?, ma che deve sempre chiedere il permesso a un superiore, prima di fare o guardare cose per le quali potrebbe non essere pronto. Lui risponde che si sente abbastanza pronto e mi implora di guardare il dipinto insieme e aiutarlo a capire. Dopo una lunga tiritera di suppliche e rifiuti, cedo alla richiesta e gli permetto di aprire il trittico davanti a me. Mentre lo guarda, il suo volto esprime un’enorme meraviglia.

“? bello —dice— ma al tempo stesso ? orribile”.

“Rappresenta la nostra anima”. mormoro tra me e me, come se pensassi ad alta voce.

Sono ancora intontito dalla febbre. Al momento voglio solo allontanarmi dal ragazzo, gridargli di lasciare la mia stanza e sparire per sempre, che Dio mi ha rivelato che ? un emissario del diavolo. Il desiderio di scomunicarlo dalla mia vita mi invade. Cedo al penoso pensiero che invece far? il contrario, perchе mi alzo e gli metto una mano sulla spalla e la stringo in un abbraccio pieno di passione.

“Quello che stai guardando qui rappresenta il paradiso, questo l’inferno, e questo —gli spiego dolcemente, indicandogli la parte centrale del trittico— ? il Giudizio Universale. Per ora ti basti questo, la prossima volta lo analizzeremo punto per punto”.

Il mio corpo non resiste all'impulso e lo bacio sulla guancia mentre spingo la mano verso la parte bassa della sua schiena. Inaspettatamente, non si sottrae a me. Anzi, mi chiede di benedirlo.

*

Ho mandato il ragazzo al mercato per fare la spesa. Sento il vuoto della sua assenza e provo a combattere il desiderio con una preghiera ma, mentre m’ inginocchio, le parole mi muoiono in gola. Questa volta non riesco a pregare. Mi alzo, faccio una doccia calda e mi preparo al suo ritorno nel miglior modo possibile.

*

Finalmente il ragazzo ritorna ma, per piet? di Dio, accompagnato da Miss Raquel, una donna che fa volontariato per la Chiesa, giovanile a dispetto dei suoi quasi quarant'anni, e single malgrado la sua bellezza. Dietro di lei entra a farmi visita anche un gruppetto di mie parrocchiane cariche di dolci e frutta, evidentemente su stimolo della bella zitella. Thomas le accoglie con un abbaio nervoso. Mi mostro contento e grato del gentile pensiero, da bravo sacerdote dispenso loro consigli, gli affido dei compiti per la processione dell’indomani e infine le mando via presto, dicendo che sono stanco e devo riposare. Chiudo la porta dietro di loro, la sprango ben bene con il suo fermo arrugginito e mi metto a cercare il ragazzo per tutta la casa.

*

Lo invito ancora una volta nella mia stanza. L? ci mettiamo a parlare piacevolmente di alcuni aspetti teologici, che lui conosce appena. Lo istruisco con la mano appoggiata sulla sua coscia muscolosa. Poi lo invito a pregare insieme. Sono dietro di lui, posso sfiorare la sua schiena, condannato dalla mia insana e indomabile voglia. Sento il calore del suo corpo che spande calore nell’ambiente e, nel contempo, rinfresca il calore delle mie viscere.

*

Il corpo mi arde. Mento a me stesso dicendomi che ? per colpa della frutta che ho mangiato e che non riesco a digerire. So che non ? vero. La mia testa non ? qui, ma fissa sul ragazzo. Cammino con passi traballanti verso la sua porta. Entro nella sua stanza e scopro lentamente il bel corpo addormentato in posizione fetale, con il culo rivolto verso di me e che sembra tentarmi ad accarezzarlo, a prenderlo completamente. Sto per farlo, il corpo mi ribolle orrendamente di febbre e di lussuria… In un guizzo di lucidit? torno ansimando nel mio letto.

*

Mi sono svegliato con la sgradevole sensazione di sudore, di cui sono madido. Osservo i raggi del sole pomeridiano che si rifrangono nello specchio e inondano la stanza con il loro bagliore, invadendo ogni angolo. Mi rendo conto che devo lavarmi, la mia camera da letto ? rovente e il cavallo dei miei calzoni ? appiccicoso. La febbre ? passata. Imploro un sorso d'acqua fresca.

Ho inviato istruzioni scritte ai fedeli per la processione del Venerd? Santo. Il ragazzo mi ha fatto compagnia mentre scrivevo la lettera, e ha accettato di consegnarla lui, a patto che poi gli illustrassi qualche altro pezzettino del dipinto. Questa volta non sono riuscito a nascondere che lo guardavo, che ero attratto dai suoi movimenti. Un paio di volte, mi ? perfino caduta la penna a terra, mentre ero assorbito da lui.

*

La custodia del disco ha come copertina l'immagine di una strada coperta di foglie autunnali, che si perde in un suggestivo orizzonte. Da l? il panorama giallastro sprofonda in una foresta di assoluta dolcezza. Nessun uccello pu? disturbare tale tranquillit?. Nessun animale osa profanare la serenit? del piccolo universo di foglie e terra. Tutti stanno per venire alla luce, spalancando la porta a un paradiso infernale.

Inserisco il disco nel mangianastri che lo costringe a girare rapidamente. Quel piccolo oggetto si trasforma in un minuscolo turbine che si muove a migliaia di giri al minuto. La musica invade la stanza, molto lentamente, come se stesse lottando per svegliarsi dall’antico sonno a cui forze maligne l’hanno costretta, instillando serenit?, assorbendo il silenzio, librandosi nello spazio su cui a breve imporr? il suo dominio regale. Ma raggela con le sue note. Il basso segna il ritmo, si fa gradualmente parossistico, surclassa con il suo crescendo il timido intervento dei violini: sono i passi del pellegrino oppresso dal peso dei suoi travagli, sono gli scricchiolii del ghiaccio che sta per rompersi. Ora i fulmini scatenati dal violino solista sono fragorosi, la tempesta dell'orchestra ruggisce e scuote lo spazio e vibra ai piedi dello sfortunato. Vi nasce una lotta, segnata dall’impulso del basso che vibra ad una velocit? impossibile, costringendo al suo ritmo l’intera esecuzione. Ma ecco che l’assolo del violino si libra nell’aria imponendo il proprio dominio, sferzando gli astanti con le sue raffiche di note gelide e di suoni glaciali, tali da far rabbrividire chi ascolta e costringerlo a battere i denti dal freddo.

*

“Vedi quest’area qui? —mi dice, e mi mostra la zona in alto sul lato destro del trittico che stiamo studiando—. Quest’immagine simboleggia le torture del peccatore. Invece questa parte qui, in basso, ? quella stereotipata, comune, che abbiamo dell'inferno. Una pioggia continua di fuoco e zolfo, alte montagne che si sgretolano e rovinano gi? nel buio e le anime che gridano, oppresse da indicibili tormenti. Invece qui… —e fa un cerchio con il dito su una zona pi? sotto— c’? l’inferno di ghiaccio che fa da tremendo contrasto alla pioggia di fuoco perchе, nella concezione classica dell'inferno come luogo di tormento senza fine, forse l’orrore del ghiaccio eterno ? pi? temibile di una fornace ardente. Guarda qui come la povera anima sventurata si congela e si frantuma, annegata nel gelo mortale del ghiaccio...