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Gli Esclusi
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Gli Esclusi


Alle sei e trequarti, Wan tolse le verdure tagliate dall’acqua per farle asciugare, accese il fuoco nel secchio colmo di selce, lo appoggiò su di un vecchio blocco di cemento e mise tutto sul tavolo, poi aggiunse qualche pezzetto di carbone in più.

Quella sera avrebbero mangiato il piatto preferito dei ragazzi: maiale grigliato.

L’attrezzatura del barbecue era semplice, ma efficace: era una specie di ‘piatto’ metallico che assomigliava a un vecchio spremiagrumi. La conca sottostante veniva riempita con l’acqua bollente nella quale erano state cotte le verdure e gli spaghetti di riso, invece la parte superiore serviva per grigliare la carne. In effetti, ogni volta che si cucinava, la conca veniva riempita, così da poterla utilizzare successivamente.

Quando Da arrivò, non troppo presto, verso le sette e dieci, Wan mandò Din a prendere la carne nel frigorifero, il quale si trovava sotto la casa, in una specie di cantina. Quando tornò e si ritrovò a circa un metro dal tavolo, Heng ‘resuscitò’ di nuovo, il naso che fiutava:

“Mmm, frullato!”

“No, Heng, il frullato dopo, adesso mangi la fettina di capra”.

“Mmm, fettina di capra, deliziosa, al sangue …”.

Da era affascinata e prendeva appunti nella sua testa.

Quando Wan mise la carne sul barbecue, Heng si tolse gli occhiali per avere una visuale migliore in quella luce tenue. I suoi occhi si illuminarono come ardenti fuochi rossi, facendo tremare i ragazzi di paura e incomprensione.

Tutti avrebbero detto che le verdure bollite e la carne che si stava cuocendo avevano un odore fantastico, ma fu Heng a parlare per primo:

“Il capretto ha un profumo delizioso adesso! Non bruciare il sangue. Heng vuole la carne al sangue … no verdure, puzzano”.

“Sì, Heng, lo so, al sangue, ma non cruda. Questa è ancora cruda, ci vuole ancora qualche minuto”.

“No, Mad, la mangerò così. Profuma così tanto adesso, ma ogni minuto che passa il profumo diminuisce. La mia la voglio ora”.

“D’accordo, Heng, mangiala come ti pare. Vuoi un po’ di verdure o un po’ di spaghetti con la carne?”

“No, solo carne; voglio coniglio, non cibo di coniglio”.

Wan tolse le due fettine dal fuoco, ne mise una sul piatto di Heng e gliela porse.

“Ecco a te, Paw, ma ancora mi sembra troppo piena di sangue. Di solito volevi la carne ben cotta come tutti noi”.

Heng prese il piatto, lo avvicinò e annusò, il naso che si agitava come quello di un coniglio. Dopo di che, appoggiò il piatto sul suo ventre, prese il piccolo pezzo di carne con entrambe le mani e l’avvicinò di nuovo al naso.

“Deliziosa”, disse, “un po’ troppo cotta, ma molto buona”.

Heng non si accorse che tutta la famiglia stava esaminando ogni sua mossa, Wan si aspettava che mangiasse l’intero pezzo di carne in un solo boccone, invece lui diede un minuscolo morso e lo masticò con gli incisivi. Successivamente prese la carne in una mano sola e cominciò a eliminare piccoli pezzettini di carne con l’altra. Quando arrivò all’interno più sanguinolento, mise la carne tra le labbra e succhiò.

Il resto della famiglia si scambiò sguardi di totale stupore, mentre i suoi occhi rossi e rosa guardavano la carne come quelli di un falco.

“C’è qualche problema?”, chiese girando velocemente la testa da un lato, verso sua moglie.

“No, Heng, nessun problema. Semplicemente, è così bello vederti mangiare di nuovo cibo solido, solo questo. Siamo contenti per te, vero, ragazzi?”

“Sì”, dissero in coro, ma Da aveva qualche sospetto, anche se non era ancora pronta a condividerlo con loro in quel preciso momento.

“Bene! È tutto a posto, allora”, disse Heng, poi tornò a piluccare il suo cibo con evidente soddisfazione.

Gli ci vollero ben trenta minuti per mangiare una dozzina di centimetri quadrati di carne, dopo di che cominciò con l’osso: lo pulì completamente e poi lo succhiò fino a farlo seccare.

Gli altri trovarono quasi impossibile concentrarsi sul proprio cibo, di conseguenza l’acqua del barbecue bollì fino a seccarsi e bruciare la carne diverse volte, così che la loro cena si rovinò quasi completamente, ma mangiarono lo stesso, poiché non erano di quelli che sprecavano il cibo.

Quando terminò la prima fettina, Heng si pulì la bocca con il retro della sua mano e poi la leccò fino a pulirla. Uno spettatore avrebbe immaginato che Heng fosse appena stato rilasciato dopo diversi anni in isolamento in un campo di concentramento, nutrendosi solo di pane e acqua. Nessuno di loro aveva mai visto qualcuno apprezzare così tanto il cibo.

“Vuoi l’altra adesso, Paw?”, chiese Din.

Heng afferrò il lenzuolo intorno alle sue spalle e lo sbatté, cercando di mettersi più comodo. Den recuperò il piatto che aveva sul grembo al volo, prima che questo cadesse a terra.

“Prima aspettiamo che questa vada giù”, disse Heng, “e poi mangiamo ancora. Cibo molto buono. A Heng piace tanto”.

Den guardò sua madre e lei sapeva che cosa voleva dirgli. Heng stava parlando come uno sciocco e nessuno l’aveva mai sentito prima, anche se il suo thailandese non era mai stato perfetto a causa dei parenti di origine cinese.

Proprio quando Heng era tornato di nuovo immobile e il resto della famiglia stava iniziando a concentrarsi sul proprio cibo, sentirono all’improvviso il suono di uno splash attutito proveniente dalla sua direzione. Tutti sapevano che cosa fosse successo, ma, per gentilezza, fecero finta di non aver sentito. Poi, però, ce ne fu un altro e un odore terribile si sparse per la stanza.

Solo Wan e Da osarono guardare Heng, il quale aveva un ampio sorriso al di sotto dei suoi occhiali da sole.

Den cominciò a ridacchiare. Inizialmente in modo silenzioso, ma non riuscì a trattenersi e presto Din venne contagiata dalla risata.

“Silenzio, ragazzi! Vostro padre non lo ha fatto apposta. È malato”, disse Wan. “Il cibo solido deve essere passato dritto attraverso di lui”.

In ogni caso, Den e Din non riuscirono a controllarsi. Heng rimase lì seduto con un sorrisetto soddisfatto sul volto. Qualche minuto dopo, quando la puzza non era ancora diminuita, Wan chiese a Den:

“Accompagneresti tuo padre al bagno, Den? Così può darsi una pulita. Se ci fosse qualche problema, grida e verrò ad aiutarvi”.

“Heng, metti le mutande nel cesto della biancheria, ci penserò domattina”.

Quando se ne andarono, Wan disse:

“Mamma mia! Oh, mamma mia! Cosa te ne pare di questo, Zia Da?”

“Strano, vero? Il comportamento di Heng mi ricorda quello di un uccello. Non ci metterei la mano sul fuoco, ma il modo in cui stava seduto, come appollaiato, e il modo in cui mangiava e, poi, la cacca dopo il pasto … Gli uccelli fanno così, suppongo anche molti altri animali, ma, guarda le galline che hai in giardino. Non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di lui con gli occhiali da sole appollaiato sul suo lenzuolo dopo aver mangiato la fettina”.

“Quindi non pensi che sia incontinente? Sono un po’ preoccupata per il nostro letto … abbiamo comprato un materasso nuovo solo qualche settimana fa … sarebbe un disastro, no? Pensi che vada bene se lo mettiamo nel fienile finché non ne siamo sicuri?”

“No, non preoccuparti! Nemmeno gli uccelli defecano nel loro nido, però sarebbe meglio che tu gli metta un pannolone finché non capiamo meglio che cosa gli stia succedendo … Oppure delle mutande per l’incontinenza, se persiste, ma devi arrivare fino in città per trovarle”.

Quando Heng tornò insieme a Den, sembrava desolato, addirittura imbarazzato.

“Stai bene, Heng?”, chiese sua moglie.

“Sì, incidente. Non ti preoccupare. No problema. Mai più oggi. A letto adesso”.

“Sì, buona idea. Zia Da, il suo frullato?”

“Penso proprio che dovrebbe berne un po’ prima di andare a letto. Non preoccuparti per il tuo letto nuovo, non lo ha sporcato prima, quindi non penso che lo farà stanotte, io, invece, se vivessi in casa con lui, non vorrei che si svegliasse in piena notte in cerca di qualcosa da mangiare”.

“No, probabilmente hai ragione. Den, fa’ sedere un momento tuo padre sul bordo del tavolo, per favore. Din, prenderesti un bicchiere di quel frullato?”