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Kali Yuga
Kali Yuga
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Kali Yuga


il tuo odore risveglia il mio spirito

il tuo odore rigenera le membra stanche della mia anima ferite da un mondo di nulla

senza te non respiro

il tuo odore su di me dopo che ti ho avuta

è il riscatto travagliato

di una eterna epifania del mio essere.

In realtà non c’è stato niente tra loro. Ma a Blue piace ricordare quell’affinità emotiva che aveva instaurato con la “gattina” del night. Spesso qualche bravo cittadino modello rimaneva ad aspettare le ragazze a chiusura. Alcune partivano in lussuose macchine che puzzano di pelle, sudore, fumo e deodorante al pino silvestre, di quelli che costano più di quelli per i cristiani. E la security scortava le altre ragazze solo fino all’isolato seguente. E dietro l’angolo? E così la “gattina” aveva preso l’abitudine di uscire dal retro assieme al barista sbarbatello. E di scroccare una doccia e qualche ora di sonno, quando poteva. Dal canto suo Blue adorava salire a casa, spostare con non chalance quei quattro oggetti a caso che aveva volutamente incasinato prima di uscire per non passare da perfettino. Togliersi le scarpe, e sdraiarsi sul letto ad una piazza e mezzo, aspettando che lei arrivasse ancora con tutto il suo vero e originale odore, dopo la doccia. Guardare la sua perfetta silouette sdraiarsi con un dolce sorriso accanto a lui, e addormentarsi accoccolata tra le braccia di certo non irsute dell’adolescente. Eppure sembrava si sentisse protetta, difesa, sicura. Poi arrivava sempre l’ora di alzarsi e la “gattina” con i suoi sensi felini si accorgeva sempre quando lui staccava anche un solo centimetro di pelle da lei. «È già ora? Sono passate solo un paio d’ore. Spero che stavolta tu abbia dormito un po’. Sai quanto è stupido passare il poco tempo che hai a disposizione per dormire guardando una brutta e isterica donnaccia.». Un sorriso malinconico graffia il viso pallido di Blue al ricordo della dolcezza, della simpatia e della sensualità della voce di lei. E poi, il suo accento dell’est…

ogni respiro che mi regali

è diverso e sempre importante

e non passa istante

che non cerchi di capirti

e non passa istante

che non ti ammiri

così

immobile

nel mondo che cambi

senza neanche accorgerti

sei il sole

di una galassia di

emozioni

sensazioni

stati d'animo

intensi

e per me

sempre più sconvolgenti

perché abituato

alla neve

che gela la mia anima

vuota senza te

un tuo sguardo annienta la mia anima

un tuo sorriso scioglie il mio essere

continuo a viverti…

L’acqua diventa di colpo gelida. La velocità fulminea del suo braccio sinistro sposta il getto d’acqua contro il muro. Il suo sognare ormai è perso e i suoi pensieri precipitano verso la grassottella signora del primo piano e alla sua lavatrice notturna. A breve il tepore tornerà con la promessa del torpore. Risistemato l’erogatore si accorge che la pelle sotto i peli del petto pieni di goccioline frementi non si è ancora bagnata. Mentre sembrano voler convogliare tutte verso la chiara cicatrice lungo la vena femorale della gamba sinistra. Poi, scendendo lungo l’inguine approdano sul paludoso tappetino della doccia attraverso il sedere ormai deformato dalla posizione. Adesso si sente scomodo, non sa se per lo sbalzo termico o se per il brusco risveglio mentale. Ma le sue gambe formizzicolano. L’insofferenza sta per prendere il sopravvento quando il rumore ipnotico dell’acqua danzante riporta la mente e i suoi tarli a quell’acquazzone estivo in riva al mare. A quel bagno con l’acqua sia sopra che sotto, con la sua prima lei. I suoi chiari occhioni grandi, nascosti da un mare di riccioli neri inzuppati di acqua salata. Le sue caviglie perfette. Le unghie delle sue mani smangiucchiate. Le curiose fossette sopra il fondo schiena. Gli arzigogolati disegni dell’attaccatura dei suoi capelli sul collo. Il respiro affannoso sul suo orecchio destro mentre…

La brina sui tuoi fianchi

le mie mani nel tuo cuore

gli occhi forse stanchi

di riuscire troppo a godere

In un solo istante

muoio e rinasco,

so che sei mia

so che posso perderti.

Un istante di gioia effimera

sgorga dal tuo corpo

mi investe

mi travolge

Poi, di nuovo, le nuvole

di piombo mi ricordano

cosa non posso

e cosa non potrò mai

sono solo un uomo,