Книга Storey - читать онлайн бесплатно, автор Keith Dixon. Cтраница 3
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Storey
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Storey

‘Se no?’

‘Non so, non mi ha detto niente.’

‘Che differenza gli fa? La società per cui lavoro è a Londra.’

‘Quindi niente di male se ce lo dici, no?’ Si girò di lato e guardò Paul con sguardo congetturale. ‘Il fatto è che credo che abbia qualcosa in serbo per te.’

‘La risposta è no.’

‘Sì, immaginavamo che avresti detto anche questo. È per questo che abbiamo una specie di incoraggiamento per te.’

QUANDO LO PORTARONO di nuovo fuori nel bar Cliff era al telefono e li fermò con una mano alzata prima che si sedessero. Gary prese il braccio di Paul e lo strattonò liberamente, ma lui rimase in piedi finché Cliff non ebbe finito, cercando e poi premendo il pulsante di fine chiamata con il dito indice.

Ora Paul stava ascoltando mentre Gary diceva a Cliff cos’era successo nel bagno, che Paul non avrebbe detto per chi lavorava e non era interessato a quello che Cliff aveva in serbo per lui. Cliff annuiva ascoltando, storcendo la bocca, prendendola come se lo tenesse seriamente in considerazione. Poi indicò la sedia su cui Paul era seduto prima e Tarzan lo prese per le spalle e ce lo spinse sopra.

Paul si domandò cosa pensarono di questo comportamento le altre persone nel bar — forse non lo notarono, o erano abituati a Cliff e i suoi uomini e non ci fecero caso. Forse era il tipo di pub in cui era consuetudine, dove venivano rotte bottiglie e le intimidazioni avvenivano ogni giorno.

A Paul stava bene. Aveva trascorso un po’ di tempo a sud del fiume a Londra e aveva incontrato gente con cui non attraverseresti la strada per sputarci sopra. Una volta finì per trovarsi in una rissa nonostante indossasse la sua uniforme e fosse in servizio con due uomini della centrale: l’uomo che stavano cercando, Terry ‘Pit Bull’ James, sapeva che sarebbe finito dentro, ma voleva lo stesso fare abbassare la cresta a qualche poliziotto. Così Paul aveva imparato a preparare i pugni velocemente e duramente, a non aspettare di vedere dove portava la conversazione e se il delinquente si sarebbe calmato. Se aspettavi, eri già colpito. Perché, non lo sapeva allora, avrebbe passato tre settimane a risposo dal lavoro con un timpano danneggiato che non era ancora guarito.

Cliff diceva, ‘Non sei uno da assicurazioni, questo lo so, ma non so chi sei. Guardati, seduto là, a fissarmi, chiedendoti cosa significa tutto questo.’

‘So di cosa si tratta.’

‘Lo sai? Allora dimmi. Ti darò un voto da uno a dieci.’

‘Tu e questa banda siete annoiati. Non state guadagnando denaro — o a malapena — e pensate di avere trovato qualcuno da prendere di mira, qualcuno che vi intrattiene. Pensate che stia cercando di infilarmi nelle mutande di Araminta, per questo credete di avere una sorta di presa su di me. Del tipo che se faccio quello che volete, solo così potrò starle intorno come i Funboy Three.’

‘Fatto interessante: mio padre conosceva il padre di Terry Hall negli anni Sessanta, lo sapevi? Non l’ho mai conosciuto di persona. Ad ogni modo, ti do otto su dieci, non male per un principiante.’

‘Ho dimenticato le orge da ubriachi e i tentativi di suicidio?’

‘Buffo che tu lo dica. Sono quasi morto una volta. Incidente d’auto. Un idiota oltrepassò la linea bianca e si schiantò dritto su di me, sulla Sewell Highway, appena passato il pub Devon, lo conosci? Mi ruppe un bel po’ di ossa e mi danneggiò il fegato, ma a parte questo niente di troppo grave. Occasionalmente soffro di mal di testa. Comunque, quando ero steso tutto rattrappito nella macchina pensai di morire. Mi chiesi se l’ambulanza sarebbe arrivata là in tempo o se avrei semplicemente esalato l’ultimo respiro. Non avevo male o roba così, probabilmente ero in stato di shock. Ma la morte mi interessa da allora, cosa si prova quando te ne vai veramente. È doloroso, ti tieni stretto con entrambe le mani, o è semplicemente come andare a dormire e non sentire più niente? Il risultato finale è che non mi spaventa più. Non voglio morire, ma sono pronto a correre rischi. Avevo l’abitudine di chiacchierare con alcuni dei detenuti quando ero dentro, tanto per giocarci, vedere fin dove potevo spingermi prima che si rivoltassero. Non l’hanno mai fatto. Devono avere visto che non mi facevano paura, così mi lasciarono in pace.’

‘Sei un oratore interessante.’

‘Ho i miei momenti, no? Comunque, la mia domanda per te, amico mio, è se sei interessato a guadagnare un po' di contanti. Un po' di quattrini extra.’

Ora ci stiamo arrivando, pensò Paul. Tutta la storia verteva su Cliff che se la rigirava in modo da potere testare il terreno prima di uscire allo scoperto.

Cliff disse, ‘Non dici nulla. Non sento suoni uscire dalla tua bocca. E non sono telepatico. Quindi che ne dici?’

‘Cosa vuoi che ti dica?’ La fece breve, lasciando fare a Cliff.

‘Non devi fare niente. Esprimere un tuo giudizio professionale. Dare un’occhiata a qualcosa e dare un parere. Un parere da assicuratore.’

‘Se sono un assicuratore.’

‘Ecco. Si tratterebbe di una specie di test, no?’

‘Verrei pagato?’

‘L’ho detto, no? La cifra è da stabilire.’

Paul diede un’occhiata a Tarzan e a Gary, che ora lo fissavano con il loro sguardo vuoto. Si accorse che Dutch era assente da quando lui era uscito dal bagno—non ne aveva sentito la mancanza.

Cliff prese il telefono.

‘Dovrò dedurre che il tuo silenzio è un sì. Quindi ora puoi anche levarti di torno. Ho diverse cose da fare.’

L’attenzione nella stanza improvvisamente si spostò, come se Paul non fosse più lì. Tarzan e Gary iniziarono a parlare tra loro e Cliff a scorrere i messaggi sul suo cellulare, i suoi occhi vigili su di essi con la velocità di un allibratore a calcolare le probabilità.

Paul si alzò e uscì, chiedendosi se nemmeno si sarebbero accorti che, come Dutch, anche lui se ne era andato.

CAPITOLO CINQUE

AVEVA MANGIATO UNA banana per pranzo e stava per addentare un kiwi quando Cliff telefonò, sembrando irritato come sempre, la sua voce che diventava energica e severa nel chiederle quanto tempo ancora avrebbe protratto la cosa con David prima che iniziasse a fruttare.

Quando Janice era più giovane era solita lasciare il posto di lavoro se qualcuno alzava la voce con lei — era qualcosa che non sopportava, avendone a sufficienza a casa con suo padre. Era un bullo con la gente del posto a Dalkeith, lavorava nei cantieri con in mano una pala dal manico corto, la portava a casa da sua madre con le tre figlie, le minacciava alzando la pala al primo segno di disaccordo.

Una mattina, un’esuberante diciassettenne non più disposta a subire si alzò presto, chiamò un taxi, poi portò la pala nel cortile sul retro e ci fece un bel falò. Prima che suo padre scendesse le scale urlando in maglietta e pantaloncini, lei aveva già sbattuto la porta d’ingresso e detto all’autista di portarla alla stazione Waverley di Edimburgo, dove comprò un biglietto di sola andata per Londra, domandandosi cosa avrebbe fatto con settecento sterline che aveva messo da parte lavorando da Greggs due giorni a settimana, più i duecento che aveva rubato dal barattolo per il tè in cui suo padre teneva i soldi per bere.

Stette da sua zia Glinnie per due settimane finché non trovò un lavoro in un ufficio legale a Twickenham, poi prese un appartamento in affitto sopra ad una compagnia assicurativa mentre lavorava al suo progetto. L’avvocato stava salendo la china e voleva qualcuno perspicace che lavorasse alla reception. Come chiunque altro lei sapeva scrivere al computer perché lo usava dai tempi della scuola, e ci mise poco a convincere quell’uomo di una certa età.

Ormai sapeva di essere scaltra e non si faceva problemi a mentire alle persone, così mentre accoglieva clienti e dattiloscriveva testamenti durante il giorno, di notte iniziò a lavorare online, a quel tempo truffe in internet tanto per cominciare, usando nomi e foto false su siti di incontri, sostenendo di essersi innamorata di una serie di tizi di mezza età via email e mettendosi d’accordo per incontrarli … a condizione che mandassero i soldi per il viaggio, prima.

Più tardi comprò una lista di email su CD da un lettone in un locale, e spedì migliaia di email offrendo pagamenti alle persone che volevano lavorare da casa nei crediti assicurativi. Tutto ciò che dovevano fare era mandare un assegno per coprire il costo del congegno laser che avrebbe verificato il numero di richiesta cliente, e sarebbero stati pagati ad ogni cento esaminati. Gli assegni finivano in una casella postale da cui lei prelevava due volte a settimana e depositava in un conto sotto falso nome.

Ormai aveva imparato da autodidatta come creare siti web rudimentali con Dreamweaver, impostare Naturograin.com, usare immagini di integratori di vitamine che trovava online per offrire un eccezionale prodotto per la prevenzione del cancro a un prezzo stracciato se acquistavi entro l’ora successiva. Il denaro iniziò a entrare da tutto il mondo e cambiò il suo monolocale per qualcosa di più spazioso, nel contempo rimodernando il suo guardaroba e comprandosi la sua prima macchina, un maggiolino giallo.

Dopo qualche anno si era lasciata l’avvocato alle spalle e gestiva una mezza dozzina di siti web vendendo prodotti falsi, e chiedendosi cosa fare dopo.

E dopo fu il momento in cui qualcuno le disse che gli sbirri stavano iniziando ad interessarsi a lei.

Era sempre stata fortunata e una sera incontrò Robbie, un uomo intrigante che era un poliziotto ma anche un appassionato di tecnologia, impiegato in un nuovo distretto istituito per indagare esattamente il tipo di truffe che lei portava avanti. Inizialmente lui non sapeva come lei si guadagnasse da vivere, ma dopo essersi frequentati per tre mesi lei se ne fregò e glielo disse — a quel tempo era troppo preso per rinunciare a vederla. Un mese più tardi le accennò che i nomi dei suoi siti web erano comparsi in un rapporto e stava per essere tenuta ‘sotto osservazione’.

Quella notte preparò i suoi tre computer portatili e un paio di valige di vestiti e prese un taxi per la stazione di Euston, dove salì sul primo treno verso nord. Coventry era la prima fermata e il bigliettaio l’aiutò a scaricare le sue cose sul binario, e lei ricominciò, questa volta come Araminta Smith, giornalista.

L’unica cosa che le dispiacque fu abbandonare il suo maggiolino giallo.

ORA CLIFF SI stava agitando per un progetto a lungo termine a cui lei stava lavorando da mesi, accusandola di avere dei ripensamenti, di non voler prendere una decisione. Con il telefono vicino all’orecchio, riusciva a immaginare la fronte corrugata di lui stringersi serrata, le sue labbra assottigliarsi, i suoi occhi freddi con le rughe di contorno sempre più scure, mentre le diceva di darsi una mossa e fare funzionare le cose.

Lei disse, ‘Non è ancora il momento giusto, è sotto pressione a lavoro, ci sono ispettori in ufficio — guarda, perché non lasci questa parte a me mentre tu te ne vai a ciondolare in giro con i tre moschettieri? Se ho bisogno di consigli ti chiederò.’

‘Non ho dimenticato quello che mi hai detto la prima volta, quanto pensavi che fossi speciale, che grande team saremmo stati. Tutto quello che dovevo fare era aiutare a sistemarti, darti delle credenziali così questo consigliere comunale avrebbe acquistato all’ingrosso. Ti sei dimenticata tutto ora? I piccoli favori?’

‘Va bene, hai fatto la tua parte, lasciami fare la mia. Ha abboccato. Non lo sa, ma l’amo è già nella sua bocca.’

‘Dunque te ne sei andata e torni con questo armadio d’uomo, Storey, che storia è questa?

‘Ha del potenziale, non trovi? Non te ne sei accorto?’

‘È furbo, non è sincero. Crede di prenderci in giro ma ho in serbo qualcosa per lui.’

‘Ecco,’ disse lei. ‘Non mi sbagliavo. Semplicemente tienilo d’occhio.’

‘Oh, lo osservo eccome. Lo terrò d’occhio davvero da vicino. Quindi quand’è che David avrà il suo primo assaggio?’

‘Presto, un paio di giorni. Sto ancora preparando il terreno. Continua a non fidarsi di me. Ci vediamo presto.’

‘Non chiudermi il telefono in faccia. Non ho finito.’

‘È un tuo problema, Cliff, tu non hai mai finito. Parli fino a sfinirmi — parli con tutti fino allo sfinimento. Vorrei avere avuto un centesimo per ogni parola che è uscita dalla tua bocca.’

‘Un giorno ti pentirai di non avermi dato più attenzione. Sei troppo impulsiva, non rifletti mai sulle cose. Ti metti in dei casini da cui non riesci a uscire.’

‘È vita vera, Cliff,’ sentendo la sua rabbia salire, ‘non uno spettacolo televisivo.’

‘Che diavolo vuol dire? Dai i numeri?’

‘Significa che non me ne andrò a sedere in giro aspettando che le buone opportunità mi vengano incontro. Mio padre era un rompipalle, ma almeno ci provava, sapeva quello che voleva. Non se ne stava seduto a guardare le altre persone prendersi quello che lui non poteva avere. Lo faceva per se stesso. Era troppo stupido per farlo bene, ma almeno ci provava.’

‘Pensi troppo a te stessa, ragazza. Sei una truffatrice in cerca di un affare, tutto qui. Non ti montare troppo la testa.’

‘Se non lo faccio io, chi altro lo fa?’

Buttò giù il telefono prima che lui avesse il tempo di obiettare. E non voleva l’opinione negativa di Cliff su di lei a girarle in testa proprio ora.

Il problema era che Cliff l’aveva portata a ripensare a Paul Storey.

E se da un lato non fu contraria a ciò inizialmente, ancora non era sicura se lui rappresentasse un po' di divertimento o un segno. E questo le dava fastidio.

CAPITOLO SEI

IL SUO INCONTRO con Frost aveva fruttato qualcosa — ci sarebbe stata una visita la settimana successiva, e la prospettiva di un’altra se fosse riuscito a persuaderli che l’area era decente. A Paul si stringeva lo stomaco al solo pensiero di avere estranei in giro per la casa, ma sapeva che doveva lasciar correre. Non aveva nemmeno vissuto in quel posto per quasi vent’anni, di cosa si preoccupava?

Inviò un messaggio di risposta a Frost, dicendo che poteva farsi trovare a casa se voleva. O si sarebbe tolto di mezzo. Non voleva incontrare i possibili interessati se lui riusciva a fare da solo — che Frost si guadagni il suo stipendio.

Si appoggiò allo schienale della sedia e chiuse il suo portatile. Era fortunato che ci fosse ancora il segnale WiFi; siccome suo padre era uno che comprava sempre nuovi congegni, volle subito internet, come un bambino in un negozio di giocattoli. Paul aveva trovato una macchina fotografica digitale nuova, una chiavetta per il videoregistratore, un paio di binocoli digitali, e molte altre piccole apparecchiature elettriche a cui poteva trovare un utilizzo. Il servizio internet era pagato fino alla fine del mese, in seguito avrebbe trovato qualche altro posto dove connettersi.

Aveva messo il suo portatile su un tavolo di fronte alla finestra a golfo, dove poteva guardare dritto fino alla macchia di verde al di là del giardino, un pezzetto di prato che era stato tagliato dal comune e serviva da area di gioco per i bambini del quartiere, e luogo in cui defecare per cani randagi. Per raggiungere la strada e la macchina, si usciva dalla porta principale, scendendo per un breve percorso e poi attraversando questo prato di erbacce. Ora due adolescenti stavano calciandosi ripetutamente una palla, insultandosi e facendo finta di essere giocatori in una partita che avevano visto in TV.

Paul si ricordò di quando lo faceva anche lui — cavolo, quasi trent’anni fa ormai, il suo compagno di gioco Johnny Hall che abitava in fondo alla strada, sebbene lui preferisse trafficare con le bici, sporcarsi le mani d’olio stringendo una catena o cambiando una ruota. Paul aveva una buona coordinazione già allora e creò la squadra di rugby della scuola; prendeva un autobus per raggiungere la scuola nei freddi sabati mattina, salendo in un furgone bianco malridotto per essere portato nelle scuole dei ricchi — King Henry VIII, Bablake, certe volte anche più lontano, fuori città. Poi, a diciassette-diciotto anni, dopo la partita, ed essere stati scaricati di nuovo a scuola, un gruppo di loro avrebbe camminato fino al pub più vicino, e lui si sarebbe seduto in silenzio con la schiena al muro, mentre i chiacchieroni si raccontavano bugie sul sesso e le varie teorie cospiratorie sugli alieni a cui credevano.

Si chiese come lo avrebbero visto adesso, di ritorno dalla Vecchia Londra con la coda tra le gambe, disoccupato, la reputazione andata, nessun amico in città se non questa banda di falliti che gli era capitata. In qualche modo era contento che suo padre fosse morto prima di avere a che fare con lui. Il problema a Londra era esploso mentre lui era in ospedale e Paul era riuscito a tenerlo lontano dalle notizie. I pochi estratti che furono mostrati non lo citavano come agente in questione e non voleva rendere gli ultimi giorni di suo padre ancora più sofferenti di quanto non lo fossero già.

Era un suo problema e doveva inghiottire e andare avanti, non farne un dramma.

Sollevò il telefono e cercò il numero di Millie, voleva chiamarla ma non lo fece, era passato troppo poco tempo dall’ultima conversazione. Non voleva che pensasse che dipendeva da lei o non sapeva gestirsi senza qualche tipo di approvazione da parte sua. Doveva chiamare Rick, tuttavia si trattenne e si convinse di smettere di disturbare i suoi amici bussando alla loro porta.

Stava fissando lo schermo quando il telefono squillò con il suo curioso trillo elettronico.

E c’era la fantastica voce scozzese di Araminta a palargli come se lo avesse conosciuto da sempre, si ricordava la fatica che aveva fatto a lasciarle il suo numero chiedendosi se lo avrebbe mai usato.

Ora disse, ‘Volevo sapere come stavi e chiederti un favore.’

Cercava di portarlo dalla sua parte, pensò: non aveva mai mostrato interesse per lui prima d’ora, quindi perché proprio ora?’ Era come se fosse automatico per lei — mostrati interessata a qualcuno così hai il permesso di chiedere un favore.

Disse, ‘Siete molto esigenti voialtri, continuate a volermi far fare cose per voi. Cosa sono, il nuovo garzone tra gli schiavi?

‘Ok, va bene, eri l’unico in giro e ho pensato che ti potesse piacere la proposta. Ci si vede in giro.’

‘Che cos’è che vuoi?’ disse. Forzandosi di rendere la sua voce annoiata sebbene fosse veramente incuriosito e volesse vederla di nuovo.

‘Non essere così sulla difensiva. Hai la macchina, vero?’

‘Perché?’

‘Voglio che mi porti da qualche parte stasera.’

‘Hai intenzione di intervistare qualcuno su tutta questa corruzione?’

‘Puoi farlo o no? Risposta semplice, sì o no.’

Non poteva dire se lei si stesse infastidendo o no — quel tono sembrava essere la sua impostazione predefinita — così non reagì.

Prendendo altro tempo disse, ‘Non ti può portare Cliff o uno della sua squadra?’

‘Se avessi voluto che uno di loro mi portasse glielo avrei chiesto, giusto?’

‘Difficile da dire. Sei così diplomatica.’

Prima che lei ribattesse lui le chiese dove sarebbero andati e lei disse che era fuori a Coundon, alla fine di Holyhead Road. Paul era stato da suo cugino Derek’s Christening da quelle parti da ragazzo, ma non conosceva la zona. Sapeva che c’era un centro commerciale in cui si trovava il vecchio stabilimento Alvis, perché suo padre gli aveva detto che là aveva comprato un frigorifero alla Comet, prima che fallisse. Aveva un vago ricordo del fatto che Alvis avesse costruito carri armati per l’esercito prima di essere venduto.

Lei disse, ‘Vienimi a prendere dove ci siamo incontrati l’altra sera. Alle sette.’

‘Devo portare nulla?’

‘No.’

‘Quindi cosa stiamo andando a fare?’

Lei disse, ‘Ho pensato che ti piacerebbe conoscere il mio ragazzo.’

CAPITOLO SETTE

LUI LA VIDE in piedi sul ciglio della strada prima di arrivare e avvicinarsi, notando che indossava ancora un abbigliamento diverso — i leggings a fantasia appariscente che aveva visto indossare a molte donne, una grande pashmina color crema che scendeva diagonalmente dal collo come un poncho, coprendole una spalla insieme a una borsa bianca a tinta unita.

Salita nel sedile accanto a lui sembrava più giovane, più dolce, come se stesse andando a un primo appuntamento e non sapesse cosa aspettarsi. Paul si sentì salire l’agitazione e si disse di darsi una calmata.

Non appena si scostò dal marciapiedi lei diede un’occhiata in giro in macchina, una Volvo 60 turbo diesel di dieci anni, e gli sembrò che stesse giudicando questo e i suoi gusti. Lui colse una traccia del suo profumo, sempre lo stesso. Era fruttato, ma c’era anche qualcosa di legnoso, più fastidioso.

Ora guardava nel cruscotto, spostando i suoi pacchetti di gomme da masticare e una mini torcia e alcuni pezzi di plastica che si erano staccati dal porta GPS.

Lui disse, ‘Stai cercando qualcosa in particolare?’

‘Pensavo di scoprire qualcosa di te. Passaporto, patente o qualcosa così.’

‘Non c’è niente da sapere.’

‘L’uomo del mistero, non è vero?’ Lo disse con un tono scozzese, la sua cadenza veniva fuori sempre di più, più la conosceva. ‘Appari un giorno da Starbucks e un attimo dopo sappiamo che conosci tutti i nostri torbidi segreti mentre non sappiamo un bel niente di te.’

‘Cos’è Cliff per te?’

‘Non quello che vorrebbe essere.’

‘E sarebbe?’

Gli lanciò uno sguardo buffo. ‘Usa la tua immaginazione.’

‘Così tu sei una giornalista alla moda e lui cos’è … lo sfigato del villaggio? Cosa ci stai a fare?’

‘Reputazione da duro. Biglietti per concerti. Droghe toste. Un sacco di roba losca.’ Prendendolo in giro, lo sapeva, e nemmeno gentilmente: non le importava proprio cosa lui pensasse.

Lui disse, ‘Quando ero a scuola lui era quello da cui stare lontani. Ce n’erano due — lui e un altro ragazzo, un po' più grande, Wigton. Sempre a fare a botte, quei due. Se ricordo bene, Cliff peggiorò crescendo, Wigton mise la testa a posto, si rimboccò le maniche.’

‘C’è una morale in questa storia?’

‘Pensavo solo che fosse una cosa curiosa, e mi ricordo che lo pensavo fin da piccolo. Si vedeva che direzione stavano prendendo già a cosa, tredici, quattordici anni?’

‘Cos’è accaduto a Wigton?’

‘Fu investito per strada il giorno prima dell’ultimo giorno di scuola. Giocava a calcio, correva dietro alla palla, una macchina sbucò da dietro l’angolo e lo gettò contro un lampione. Si fratturò il cranio.’

‘Così non sai che cosa gli sarebbe successo dopo, quindi. Sarebbe potuto tornare ad essere quello di prima.’

Paul alzò le spalle. ‘Può darsi. Ma stava diventando un’altra persona. E quindi non penso.’

Lei gli diede indicazioni e guidò oltre Gosford Green, dove giocava a tennis da ragazzo, sebbene i campi fossero scomparsi da tempo, un parco giochi per bambini ora, poi svoltarono a destra intorno alla tangenziale, infine girando per Holyhead Road.

Gli disse di girare a sinistra al parcheggio di Texaco e le case apparvero improvvisamente più imponenti, lontane dalla strada, posto auto davanti e archi di pietra alle porte d’ingresso.

‘Quella,’ disse, indicando, e lui rallentò fino a fermarsi. Lei aprì la portiera e si voltò a guardarlo. ‘Vieni?’

‘Cosa dovrei dirgli? Chi sono, lo chauffeur?’

‘Non preoccuparti, non è un tipo geloso. Penso che ti piacerà.’

QUANDO DAVID APRÌ la porta e fece un passo indietro per farli passare, Paul lo guardò bene. Era circa della stessa altezza di Paul, pallido, col torace incavo e barba e capelli ispidi color paglia sporca. Paul immaginò che lavorasse al chiuso, magari un giornalista come Araminta dichiarava di essere.