banner banner banner
Svolte Nel Tempo
Svolte Nel Tempo
Оценить:
 Рейтинг: 0

Svolte Nel Tempo


Giunti a terra avevano visto, gelando, che sull’asta svettante sulla torre dell’astroporto di Roma campeggiava la bandiera della Germania nazista invece del solito stendardo turchino con stelle dorate disposte in cerchio degli Stati Confederati d’Europa.

La comandante aveva ordinato alla pilota: “Jolanda, rimani nel disco, stai in preaccensione e sii pronta a decollare”, quindi era sbarcata cogli altri. Erano entrati nell’edificio dell’astroporto. Qui il trio aveva potuto incrociare diversi simboli nazisti; tra l’altro s’era imbattuto in un gran bassorilievo commemorativo esaltante 'Adolf Hitler I, Duce e Imperatore della Terra e Conquistatore della Luna'; e udendo le persone incontrate parlare tra loro in tedesco e vedendo alcune di esse salutarsi, come nel III Reich, col braccio teso, i tre avevano verificato senza possibilità di dubbio di trovarsi in una società politicamente diversissima dalla loro, in cui non aveva luogo la vivida democrazia che avevano lasciato alla loro partenza, ma era il nazismo a dominare.

Mentre il gruppetto tornava sui propri passi, Margherita aveva sussurrato, esitante, ai due compagni: “Potrebbe trattarsi d’un guaio scatenato da noi stessi per un malfunzionamento del congegno Cronos”.

Non appena a bordo della navetta, aveva ordinato alla pilota il ritorno sulla nave.

Nei pochi minuti necessari a raggiungere il vascello, il pensiero di tutti era andato alle rispettive famiglie; s’erano chiesti se i loro cari li avrebbero riconosciuti e se, addirittura, in questo mondo essi ci fossero: Margherita aveva lasciato sulla nostra Terra padre, madre e la sorella più giovane, anch’ella ingegnere ma civile e titolare di studio professionale, Valerio la mamma, un fratello coniugato e due nipotini; la pilota il marito; il soldato la moglie e una bambina.

Di sicuro c’era soltanto che quel disordine temporale non aveva avuto effetto su equipaggio e passeggeri della cronoastronave, per cui nessuno s’era ritrovato inglobato, fors’anche psicologicamente, nella nuova società nazista.

La comandante si riprometteva di raccogliere, non appena a bordo, notizie su questa nuova sconosciuta Alter Terra collegandosi, tramite uno dei computer principali della nave, a un archivio storico: con cautela, tuttavia.

Al momento d’uscire dal disco nell’astrorimessa Valerio Faro le aveva detto: “Ci ho riflettuto, Margherita, e forse tu ti sbagli: il guaio può essere dipeso non dalla nostra nave al rientro, ma da un sigaro in esplorazione nel passato; e forse è proprio in grazia della gran lontananza dalla Terra della nostra 22 durante il mutamento storico che non ne siamo stati influenzati.

“Hmm…” aveva preso a considerare lei in un mugugno.

Aveva ripreso lui: “Margherita, nonostante le gran cautele che la legge impone per i viaggi nel passato della Terra, la certezza assoluta che non ne sia modificato il futuro non può esistere. Che ne dici? Non è forse possibile che il danno sia venuto dal sigaro 9? Ricordi, no? che solo un paio di giorni prima che noi prendessimo il volo per 2A Centauri era balzato nell’Italia del 1933, con l’équipe storica del professor Monti?”

“Forse hai ragione”.

Effettivamente, anche se, fin ad allora, mai nessuna missione storica aveva interferito con le vicende della Terra avendo ognuna rispettato sempre gli ordini governativi di non ingerenza, tuttavia un incidente non era del tutto impossibile, tant’è vero che, come la Storia ricordava, proprio la prima cronospedizione storica aveva rischiato un guaio temporale: un suo disco, mentre nell'anno 1947 si trovava in esplorazione a bassa quota sul New Mexico, era stato avvistato e segnalato da una formazione di bombardieri dell’USAF e lesionato, poco dopo, da un colpo di contraerea dell’aviazione militare esplosogli vicino. La navetta, pur se danneggiata, era riuscita ad atterrare in una località desertica presso Roswell e i quattro occupanti erano stati prontamente imbarcati da un altro disco e posti in salvo. Nessun sconvolgimento temporale era successo solo grazie a un particolare dispositivo di cui erano dotate tutte le navette e ch’era stato messo in funzione dal pilota prima d’abbandonare il mezzo: un congegno che aveva fuso ogni parte utile a eventuali lavori di retroingegneria, per cui il rottame recuperato non aveva potuto servire alle Forze armate degli Stati Uniti.

Era noto d’altronde che la cronoastronave 9 non era più recentissima, come denunciava il suo basso numero di serie, per cui non erano inverosimili improvvisi guasti, nonostante i costanti lavori di manutenzione.

Così come supponeva il Faro, secondo gli ufficiali ingegneri della 22 la nave e i suoi esseri umani non erano stati toccati dalla svolta nel tempo – come l'aveva chiamata Margherita – perché il sigaro s’era ritrovato al di là dello spazio-tempo attorno a 2A Centauri; e ciò li faceva supporre, sempre come aveva pensato Valerio, che il disordine temporale non fosse stato causato dal sigaro ma da un'altra crononave che, in epoca precedente il 2133, avesse accidentalmente modificato il futuro a causa d’un qualche infortunio.

La comandante aveva infine convenuto che, se la calamità fosse dipesa dalla cronoastronave 22 al rientro in orbita, anch'essa, con tutte le registrazioni dei suoi computer e con gli esseri umani che trasportava, sarebbe stata verosimilmente trasmutata divenendo parte del mondo nazista.

Si trattava di sapere adesso quante e quali spedizioni storiche, dopo quelle già sicuramente rientrate prima che il sigaro 22 avesse lasciato il nostro mondo, fossero balzate nel passato durante il breve lasso di tempo intercorso sulla Terra fra la partenza e il ritorno della nave di Margherita: solo quella del professor Monti e della sua équipe con la nave 9, oppure anche altre?

C’era nondimeno da considerare, come Valerio aveva fatto rilevare dopo aver riflettuto ulteriormente, un’eventualità diversa da quella d'un solo universo mutato da un incidente, quella di universi paralleli: si trattava della seria congettura di tanti cosmofisici, giunti in merito nei decenni alle più disparate teorie senza tuttavia riuscire a verificarne nessuna sperimentalmente; se tale ipotesi fosse stata vera, allora non ci sarebbe stata una svolta nel tempo con una modificazione del futuro della Terra, ma la cronoastronave 22 sarebbe saltata a un certo momento, per un errore di manovra o per un guasto dell’apparato Cronos, entro un universo parallelo assai vicino a quello della Terra, un altro cosmo dove sussisteva un’Alter Terra nazista invece del nostro mondo; e in questo caso, in certo modo, sarebbe stato vero quanto aveva temuto Margherita: la causa sarebbe stata la nave stessa.

Se ne era discusso.

Valerio aveva detto a un certo punto: “Supponiamo una pluralità incommensurabile d’universi ciascuno avente a base della sua nascita una singola decisione; ad esempio, un cosmo deriva dalla mia risoluzione d’andare in un certo luogo dove m’aspetta un incidente che m’uccide, mentre se non ci vado, io resto vivo e quell’universo non sorge; ebbene, come storico e come filosofo mi domando se la molteplicità di cosmi resti solo ipotetica e sia reale sempre e solo un unico universo originato, via, via, dalle decisioni veramente prese e dai fatti realmente accaduti, oppure se gli universi paralleli ci siano realmente tutti e, in particolare, se ogni persona si trovi a vivere in molti di essi, cioè a essere un io per ogni possibile scelta di vita sua o di altri e per ogni avvenimento influente, e dunque ella esista su ogni Terra e Alter Terra e Altra Terra ancora e così via. Ciascuno di questi fatti o decisioni crea un nuovo, reale universo oppure no? Per quanto riguarda noi, in questo mondo nazista, ci sono pure i nostri alter ego?”

Era intervenuto l’antropologo Jan Kubrich: “Vediamo se ho capito bene, Valerio: ad esempio, in un caso cade sulla testa d’un passante da un davanzale un vaso di fiori e lo uccide, quella persona muore e basta e non c’è un altro universo in cui ella invece non sia colpita e resti viva e questa seconda possibilità resta dunque meramente ipotetica; nell’altro caso invece, ci sono due paralleli cosmi concreti, dove rispettivamente il vaso cade e non cade, e la persona realmente muore in uno e resta viva nell’altro. È così?”

“Sì. Adesso traccio due semplici grafici, Jan”. Valerio s’era approssimato al computer più vicino e aveva elettronicamente disegnato un paio di schemi nell'aria, poi aveva detto a tutti: “Rappresentando con la linea continua le situazioni realmente in essere e con quella tratteggiata quelle solo ipotetiche e non realizzatesi, e semplificando al massimo, ci si può chiedere se sarebbe così, come in questo schema A

oppure così, come nel seguente schema B

e andando, a titolo d’esempio, al mio caso personale, ci si può domandare se ci sia solo il Valerio Faro che vi sta parlando, lungo la linea continua dello schema A, cioè un me stesso esistente sopra questa reale e unica Alter Terra nazista, oppure se ce ne sia anche un altro sulla nostra Terra non nazista, vale a dire, andando al grafico B, se ci sia un Valerio Faro vivente contemporaneamente lungo due linee continue parallele: un me stesso sulla Terra e un altro su Alter Terra. Nel caso che io esista soltanto su Alter Terra, cioè se è vero il grafico A, la Terra che noi conosciamo non esiste più, essa cioè è solo idealmente collocabile su di una linea tratteggiata del medesimo grafico A, una linea ormai ipotetica, divenuta inesistente”.

Gli era arrivato dalla comandante: “I due Valerio Faro, o le due Margherita Ferraris, e così via per ognuno di noi, potrebbero però non essere, in questo momento, su due linee continue secondo lo schema B, ma sopra una linea continua secondo il grafico A, cioè su quella linea che nello stesso grafico rappresenta la Terra nazista; in altre parole, tu e io qui sul sigaro e Valerio e Margherita numero 2 giù nel mondo: entrambi sulla stessa Alter Terra, e così pure potrebbe esserci un doppio su Alter Terra per ciascuno degli altri”.

Aveva considerato lui: “…e io ti complico ulteriormente le cose: potrebbe essersi verificato uno sdoppiamento del sigaro con tutti i suoi passeggeri, per cui potrebbe essere tornata una nave 22 sulla nostra Terra parallelamente all’arrivo su Alter Terra di questa nave 22 su cui siamo noi ora, anzi di questa alter nave 22; e in tale caso, i Valerio Faro, per restare a me solo, potrebbero essere non due, uno sulla Terra e uno su Alter Terra, ma addirittura tre, due qui e uno sulla nostra Terra. Se invece non ci sono universi paralleli, cioè se si esclude del tutto lo schema B e s'accetta per vero solo quello A, c’è la possibilità che io sia il solo Valerio Faro, Margherita Ferraris la sola Margherita Ferraris eccetera: la possibilità, si badi, non la certezza, restando pur sempre viva l’altra ipotesi che quegl’inopportuni di Valerio Faro numero 2, di Margherita Ferraris numero 2 e di un alter ego per ciascuno di noi ci siano anch’essi, da qualche parte là sotto”.

“C'è da perderci la testa, Valerio”.

“Sì, Margherita, ma resta il fatto che è logico scommettere sul caso a noi meno sfavorevole, quello delle strade storiche immaginarie ai lati di un’unica via reale come nello schema A, stando al quale hanno senso il ragionare sull’essere e il predisporre azioni per mutare le cose; nell’altro caso no, perché tutto il possibile vi è realizzato, procede realmente nel tempo lungo un numero incalcolabile di strade per innumerevoli bivi”.

“Trascuriamo l’idea che, eventualmente, su questa Alter Terra ci siano un Alter Valerio, una Alter Margherita e così via”, aveva detto la comandante, “e concentriamoci su qualcosa di positivo: se noi siamo ora sulla linea continua del grafico A, dove la Terra è divenuta per un incidente nel passato l'Alter Terra nazista, e se dunque non ci sono universi paralleli, noi possiamo riportare le cose in pristino!”

Silenzio.

“Sissignori, andando nell’unico passato e operando per far divenire tratteggiato, cioè solo più ipotetico, il tratto continuo nazista, e facendo tornare invece continuo, cioè reale, quello che, dopo la svolta nel tempo, è divenuto tratteggiato, cioè quel mondo democratico che noi conosciamo e che al momento non c’è più ma bisogna ripristinare”.

Aveva interloquito per prima la ricercatrice Anna Mancuso, rivolta al proprio direttore e amico professor Faro: “Purtroppo, Valerio, io temo che non sarà mai possibile stabilire con certezza se sia vero lo schema A oppure quello B. Se ci fossero, per malaugurata ipotesi, reali universi paralleli come nello schema B, pur andando noi nel passato ed eliminando la causa della svolta nel tempo, sarebbe possibile che questa Alter Terra nazista non venisse affatto meno, ma semplicemente che noi, a quel punto, si saltasse in un universo dove il nazismo non ha vinto e dove noi ritroveremmo, nell’anno 2133, la nostra società lasciata partendo per 2A Centauri; noi non ci accorgeremmo della sussistenza di Alter Terra e del fatto d’esser semplicemente tornati lungo il parallelo binario dove c’è la nostra Terra”.

Valerio: “Sì, sono d’accordo, Anna; tutto sommato è una questione di mera fede, un po' come per la scelta che fanno tutti più o meno inconsapevolmente, noi scienziati compresi, d'essere nel mondo e non di essere un mondo. Non è infatti possibile dimostrare che il solipsismo sia vero o falso”.

“Il solips...che?” aveva chiesto l’ittiologo Elio Pratt, più preparato in discipline scientifiche che in materie umanistiche.

Gli aveva risposto: “Il solipsismo, parola che deriva dai termini latini 'solus', cioè solo, e 'ipse' cioè stesso, e che significa 'solo sé stesso' è in sostanza l'idea metafisica che tutto ciò che esiste sia creato dalla coscienza della persona e non sia oggettivo. Per esempio, se fosse vera la tesi solipsista, io mi troverei, soltanto, nella mente del singolo che adesso mi sta ascoltando, non sarei un Valerio Faro effettivo; e ovviamente, per me sareste voi i prodotti della mia mente, voi non sareste oggettivi, solo io esisterei realmente e, per così dire, vi creerei nella mia interiorità. Fatto è che è impossibile dimostrare sperimentalmente vero o falso il solipsismo, o al contrario dimostrare vera o falsa la realtà del mondo, perché anche l’esperimento e il suo presunto risultato potrebbero essere mere creazioni dell’io: è solo l’atto di fede che fa ritenere d'essere parte d'un mondo oggettivo e, dunque, che si possa conoscerlo grazie all'esperienza”.

S’era inserito il pragmatico Jan Kubrich: “Comunque, caro Valerio, solipsismo a parte per me l’essenziale è che questo mio io che sta parlando venga infine a ritrovarsi nella società che ha lasciato; se poi ci fossero altri miei innumerevoli io in altrettanti cosmi paralleli, degli ego che mai comunque conoscerei, a me non potrebbe, tutto sommato, importare”.

Gli aveva detto Anna: “A me invece importerebbe moltissimo saperlo, anche se lo penso impossibile in questa vita: nell’Aldilà, semmai; e in merito, lo sai, Jan? sorge un essenziale problema teologico…”

“…no, la teologia no: pietà di me!” l’aveva bloccata sorridente, con falso sgomento, l’antropologo che, nonostante la situazione altamente emotiva in cui, come tutti, si trovava, pareva avere ancor voglia di scherzare, come d'altro canto Anna aveva ancor desiderio, malgrado tutto, di ragionare di teologia; o entrambi proprio a causa della tensione forse, a suo lenimento.

“Hm… mah”, aveva emesso Anna che non aveva colto l’intento giocoso di lui, “io pensavo fosse interessante, Jan”.

“Scusami”, l’aveva rassicurata il Kubrich, “ho solo scherzato: se dipende solo da me, di’ pure, ché ascolto volentieri”.

Pensando che la divagazione fosse utile a sedare l’indubbia ansia di tutti, la comandante aveva tollerato: “…ma sì, Anna, sentiamo”.

“Beh, stavo per dire prima che, accogliendo per vera la congettura, che per me è atroce, dei reali multi universi, la stessa persona ha insieme meriti e demeriti morali differenti, a seconda del cosmo in cui ciascun suo ego, più o meno buono o cattivo, si viene a trovare, in conseguenza di ciascuna sua decisione più o meno altruista oppure più o meno egoista; così, all’estremo, il medesimo soggetto, poniamo un Francesco d’Assisi, in una dimensione spazio-temporale è stato onesto fino alla santità – traguardo trascendente: salvezza eterna – ma è stato assolutamente disonesto in un cosmo posto all’altro estremo, quindi con destinazione la morte eterna senza risurrezione in Dio, in altre parole la dannazione infernale31 (#litres_trial_promo)”.

“Sì, Anna”, aveva riguadagnato la parola Valerio, “ma a parte il discorso sul paradiso e sull'inferno che interessa solo noi credenti, l’idea dei pluriuniversi è comunque tremenda: nel caso di multiuniversi reali, l’io è, parafrasando il Pirandello, anche se qui oggettivamente e non nei soggettivi giudizi del prossimo, uno e centomila, o miliardi potremmo dire, ed è, in fondo, nessuno,32 (#litres_trial_promo) perché se tutto quanto il possibile esiste, se la persona è miliardi e miliardi d’individui in altrettanti universi e non una sola, ella non è un io, e ciò suona assurdo nonché antiumanista: l’uomo vi appare un mero zero. Per me è inaccettabile: io credo fermamente, come l’Einstein, che Dio non gioca ai dadi e faccio dunque fermo atto di fede nell’unico universo”.

“Pur io, ovviamente”, s’era unita Anna.

La comandante: “Quindi, adesso si tratta d’agire nel passato per cambiare questo, sperabile, unico cosmo e riportarlo alla condizione anteriore alla svolta nel tempo”.

S’erano interrogate le memorie dei calcolatori di bordo del sigaro.

Gli elaboratori avevano risposto che al momento del salto cronospaziale verso il sistema Alfa Centauri fin a cui, come sappiamo, essi avevano registrato dati d’ogni sorta traendoli dai calcolatori pubblici della Terra, l’unica cronoastronave che risultava non essere ancor tornata dal passato era la numero 9 che aveva portato nell’Italia dell’anno 1933 una spedizione diretta dal filosofo e storico professor Arturo Monti dell'Università La Sapienza di Roma. Essendosi interrotte le comunicazioni della 22 con la Terra dopo il balzo, non si potevano avere notizie successive.

Ci s’era poi rivolti a conoscere la Storia dell’Alter Terra a partire dal 1933 fino al presente, ché la svolta temporale s'ipotizzava avvenuta in quel lontano anno del XX secolo essendo noto che il sigaro 9 s'era diretto al mese di giugno dello stesso ’33. Ci s'era riservati peraltro d’informarsi, subito dopo, anche sugli avvenimenti storici di Alter Terra anteriori a quel periodo; se infatti la Storia precedente fosse stata identica a quella della Terra che Valerio e gli altri ben conoscevano, sarebbe apparso plausibile che esistesse un solo mondo e che, semplicemente, la Storia fosse cambiata dalla svolta temporale in poi, divenendo Alter Storia. In realtà certezza non si poteva avere, infatti non era del tutto escludibile la possibilità di due universi vicinissimi in cui la Storia, fino a un certo punto, fosse stata identica per poi differenziarsi in Storia e Alter Storia; ma si voleva che così non fosse e tal desiderio faceva premio sull’altra ipotesi: anche nel profondo di Jan Kubrich, dopotutto.

Valerio Faro sulla nostra Terra era accreditato presso l’Archivio Storico Centrale e ne aveva accesso diretto; sperava dunque che così fosse anche su Alter Terra, anzi ci aveva scommesso con sé stesso, anche se non aveva potuto evitare di chiedersi, mentre s’accingeva a tentare l’accesso: ...e se in questo mondo nazista io non fossi nemmeno nato? O se io qui non fossi uno storico ma… un marinaio, o un avvocato, o… chi sa chi? Peraltro egli sentiva, ed essendo un uomo libero e un democratico convinto ne provava disgusto, che nel caso sperabile che fosse stato ammesso ai dati riservati dell’Archivio elettronico, egli sarebbe stato, su Alter Terra, un servo del nazismo, in quanto non altrimenti avrebbe potuto aver accesso; s'era tuttavia chiesto: Io o un mio alter ego? Su questo pensiero, aveva espresso con batticuore la propria password: era stato lasciato entrare senza problemi. Aveva deglutito istintivamente per il sollievo qualunque dei due casi fosse stato il vero, pur chiedendosi ancora: ‘Nazista io o un Alter Valerio?’.

Aveva parlato senza intermediari, com’era suo diritto, col cervellone centrale. Come s’aspettava, anche i programmi dell’Archivio erano in lingua tedesca e non nell’inglese universale che, quand’erano partiti, era parlato e scritto ovunque dalle insegne commerciali fino alle etichette di fabbrica cucite all’interno della biancheria intima; adesso, solo la cronoastronave 22 e i suoi dischi volanti mantenevano le scritte di servizio in inglese, pertinenze del mondo di partenza così come lo erano lo stesso Valerio e gli altri imbarcati sul sigaro.

La prima domanda del professore aveva riguardato la geografia politica di Alter Terra. La risposta era stata che tutto il globo era nazista, non solo l’Europa, ed era organizzato nell’Impero Mondiale della Grande Germania che comprendeva sia protettorati guidati da un governatore tedesco, come gli Stati Uniti d’America, la Russia, la Svizzera e la maggioranza degli Stati afroasiatici cominciando da quelli ex islamici, sia regni fantoccio, come quello d’Italia retto da un re di nome Paolo Adolf II: i monarchi locali dovevano aggiungere Adolf al proprio nome. Quanto all'Impero Mondiale, lo Statuto nazista prevedeva che per salire al soglio imperiale, alla morte o al rovesciamento violento del precedente imperatore – questo era avvenuto una sola volta nel 2069 –, il successore venisse eletto dalle SS, un po’ com’era stato per i Cesari in un certo periodo di Roma imperiale, innalzati al trono dalle legioni; inoltre stabiliva che il neo eletto lasciasse del tutto i propri nome e cognome e divenisse Adolf Hitler. Un Adolf Hitler V era adesso sul trono, niente di meno che Kaiser dell’Universo; l'Impero però, di fatto, comprendeva solo pochi mondi oltre alla Terra, la Luna, dove c’era un base scientifica, i pianeti del sistema solare, di cui solo Marte, da quando ne era stato mutato artificialmente il clima, era abitato da pochi coloni, e infine alcuni mondi di altre stelle sui quali, per ora, si trovavano solo missioni di studio, fra le quali risultava la spedizione del sigaro 22 col fatto che la cronoastronave era appena rientrata in orbita terrestre. I tedeschi erano arrivati a un così grande potere grazie, inizialmente, a una rapina tecnologica di parti del disco precipitato e ricoverato dagl’italiani presso la SIAI Marchetti di Vergiate: ovviamente l’Archivio parlava, in termini assai lusinghieri, d'una brillante operazione militare attuata da gloriosi idealisti germanici. Risultava inoltre che a rivelare ai tedeschi l’esistenza e l’ubicazione del disco era stata una certa Claretta che Mussolini, incurante come sempre della morale familiare, teneva come sua amante fissa, donna di trent’anni più giovane di lui. Sin dal febbraio 1933 ella aveva accettato un ingaggio dai servizi segreti nazisti, per duemila lire al mese che, in quei tempi, erano una somma importante. La tapina non s'era resa conto dei guai che sarebbero potuti venire all’Italia dalle sue spifferate ai tedeschi di notizie raccolte fra le lenzuola del Gran Capo. Recitava l'Archivio che gl'ingenui italiani avevano creduto, per molti anni, che fossero stati gl’inglesi, ritenuti i costruttori del disco, a compiere il furto e che, d'altronde, del tutto efficiente era stata la segretezza germanica, non solo quanto all’operazione Patriota, com'era stata definita convenzionalmente, ma pure sulle successive attività di studio, la cui direzione era stata affidata personalmente da Hitler agl'ingegneri Hermann Oberth e Andreas Epp: i lavori avevano richiesto anni, le bombe disgregatrici e i dischi volanti tedeschi erano stati messi a punto soltanto all’inizio del 1939, dopo vari tentativi, grazie paradossalmente a Mussolini con l’avvicinamento ormai strettissimo fra l'Italia e la Germania, ancor prima della stipula fra i due Paesi del cosiddetto Patto d’Acciaio militare siglato il 22 maggio 1939: il dittatore italiano, ormai soggiogato psicologicamente dalla forza economica e bellica dimostrata dal Terzo Reich, aveva fornito a Hitler un dossier sul disco catturato dall'Italia e sugli avvistamenti di altri oggetti volanti non convenzionali e, a precisa richiesta, aveva addirittura consentito a fisici e ingegneri tedeschi di partecipare al progetto del Gabinetto RS/33 su quanto restava del disco, ch’era stato nel frattempo trasportato nella nuova base di Guidonia. In ultimo era stata proprio la condivisione d’informazioni concessa dall’ormai debole e sconcertato Mussolini a determinare il pieno successo dell’operazione di retroingegneria dei tedeschi: la Germania aveva realizzato trentun dischi funzionanti, dotati ciascuno di quattro missili con altrettante bombe disgregatrici; erano stati costruiti e collaudati in una base a una decina di chilometri da Bremerhaven, situata sulla costa del Mare del Nord nel Land di Brema; le bombe erano state fabbricate e sperimentate in località Peenemünde, sull'isola di Usedom davanti al litorale baltico del Reich, evacuata precedentemente dalla poca popolazione civile residente, così come, per molti chilometri in estensione e profondità, era stato sgomberato il litorale antistante l’isola. Dal momento della messa a punto di dischi, missili e bombe, era stato necessario ai nazisti ancora un paio di mesi per l’addestramento di aviatori al pilotaggio degli stessi dischi in atmosfera e in volo sub orbitale, sotto la guida dell’asso dell’aeronautica nazista Rudolph Schriever, nonché all’uso dei missili, ovviamente lanciati durante le esercitazioni senza le bombe disgregatrici, sostituite da ordigni con esplosivo convenzionale. All’inizio di luglio del 1939 la Germania era entrata in guerra senza preavviso e, a differenza di quanto narrava la Storia tradizionale, nell'Alter Storia l’aveva vinta e quasi immediatamente: anzitutto, dai fliegender scheiben – dischi volanti – in volo sub orbitale, mossi dall'antigravità, erano stati lanciati sopra varie città della Gran Bretagna, della Francia, dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti d’America missili armati con bombe disgregatrici, identiche a quelle di cui disponevano le navette da sbarco delle cronoastronavi. Come avevano intuito Valerio Faro e coloro che, dietro alle sue spalle, assistevano alla ricerca, il fatto che i dischi avessero percorso soltanto sub orbite era dovuto all’esser stati ancor imperfetti, per il momento, rispetto al prototipo giunto dal futuro.